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Addio a Radu Lupu, il grande pianista solitario. Aveva 76 anni

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Radu Lupu, uno dei massimi pianisti del nostro tempo, è morto ieri a Losanna, all’età di 76 anni, dopo una lunga malattia. Era nato il 30 novembre 1945 a Galați in Romania e si era ritirato dalle esibizioni concertistiche da circa tre anni. Barba ispida, zazzeruto, ieratico, aveva l’aspetto di un pope ortodosso. Si presentava al pubblico in modo secco, quasi schivo. Antidivo per eccellenza, nell’era del divismo esasperato Lupu faceva vita ritirata, non concedeva interviste, entrava raramente in sala di incisione (la sua discografia comprende una ventina di cd), considerava ogni suo concerto un momento irripetibile da vivere in simbiosi con il pubblico. Un uomo che è stato definito “un enigma”, chiuso in un riserbo proverbiale che si rifletteva nelle sue interpretazioni intimiste, nel suo tocco morbido e leggero, nella sua mano che correva sulla tastiera e sembrava sfiorarla anche nei fortissimi. In lui convivevano compostezza e fuoco interiore, rigore e ispirazione: un artista mai banale, che sorprendeva sempre, anche per quel suo aspetto un po’ selvatico e tenebroso che celava in realtà un animo gentile.

Radu Lupu suonava regolarmente con le più importanti orchestre internazionali, inclusi i Berliner Philharmoniker, con cui, nel 1978, fece il suo debutto al Festival di Salisburgo, sotto la direzione di Herber von Karajan, i Filarmonici di Vienna, con cui inaugurò il Festival di Salisburgo 1986 sotto la direzione di Riccardo Muti, la Royal Concertgebouw Orchestra, le maggiori orchestre londinesi e tutte le grandi orchestre americane. I suoi primi importanti concerti negli Stati Uniti ebbero luogo nel 1972 con la Cleveland Orchestra diretta da Daniel Barenboim a New York e con la Chicago Symphony Orchestra diretta da Carlo Maria Giulini. È stato ospite di tutti i più importanti festival musicali e ospite regolare dei Festival di Salisburgo e di Lucerna.

Le sue incisioni discografiche per Decca includono i Concerti per Pianoforte di Beethoven, il Concerto n. 1 di Brahms, i Concerti di Grieg e di Schumann, l’integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Mozart con Szymon Goldberg, Le Sonate per violino e pianoforte di Debussy e di Franck con Kyung Wha Chung e opere per pianoforte solo di Beethoven, Brahms, Schumann e Schubert. Ha inciso due dischi con Murray Perahia (CBS), due album di Lieder die Schubert con Barbara Hendricks (EMI) e un disco di brani di Schubert a quattro mani con Daniel Barenboim (Teldec).

Tra i riconoscimenti ottenuti, il Premio Abbiati nel 1989, un Premio Edison per Kinderszenen, Kreisleriana e Humoresque di Schumann nel 1995, un Grammy per le Sonate D664 e D960 di Schubert nel 1996. Nel 2006 aveva inoltre ricevuto il Premio Internazionale Arturo Bendetti Michelangeli.

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