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Vienna, addio al basso Evgenij Nesterenko. Aveva 83 anni

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Il basso russo Evgenij Nesterenko è morto ieri a Vienna, all’età di 83 anni, per gli effetti del Covid-19. La notizia è stata data dalla famiglia all’agenzia Tass tramite la Fondazione Elena Obraztsova. A quanto si è appreso, non avrà luogo alcuna cerimonia pubblica in sua memoria e, secondo la sua stessa volontà, il cantante sarà sepolto in Russia.

Evgenij Nesterenko nasce a Mosca l’8 gennaio 1938. Inizia gli studi di canto regolari relativamente tardi, avendo frequentato dapprima la Facoltà di ingegneria edile di San Pietroburgo (all’epoca Leningrado). Nel 1960, già laureato, entra al Conservatorio di Leningrado, nel cui teatro interno debutta due anni dopo come Gremin nell’Evgenij Onegin di Čaikovskij. Nel 1970 si aggiudica ex aequo con Elena Obraztsova il Concorso Čaikovskij di Mosca, che segna una svolta nella sua carriera. L’anno seguente debutta infatti al Teatro Bol’šoj di Mosca e inizia alcune tournée nei teatri occidentali. Nel 1973, durante la tournée del Bol’šoj, debutta alla Scala di Milano raccogliendo giudizi molto favorevoli con le interpretazioni del Principe Igor di Borodin e di Ruslan e Ljudmila di Glinka. Nel 1975 debutta al Metropolitan di New York come protagonista del Boris Godunov di Musorgskij e, negli anni successivi, pur riservando molto del suo tempo al Bol’šoj, svolge una intensa carriera internazionale che lo porta nei maggiori teatri del mondo, dal Colón di Buenos Aires all’Opera di San Francisco, dall’Opera di Stato di Monaco al Covent Garden di Londra.

In Italia Nesterenko è tornato numerose volte, principalmente alla Scala, dove ha interpretato una serie di opere che danno un’idea dell’ampiezza del suo repertorio: Faust di Gounod, Pelléas et Mélisande di Debussy, Don Carlo (nel 1977 per l’inaugurazione della stagione del bicentenario della Scala, prima nella parte del Grande Inquisitore e poi in quella di Filippo II) e Masnadieri di Verdi, Mosé di Rossini, La bohème di Puccini e Oedipus Rex di Stravinskij. Sebbene in alcune di queste opere non sia apparso perfettamente a suo agio (e una parte della critica italiana non fu certo generosa con lui), Nesterenko possedeva una voce difficilmente eguagliabile sulle odierne scene liriche, adatta soprattutto al repertorio russo ma in grado di farsi valere anche in quello italiano e francese. All’estensione e all’ampiezza eccezionale, all’accentazione incisiva e alla tecnica sicura, aggiungeva infatti altre qualità non sempre riscontrabili in altri cantanti slavi, come la rotondità dell’emissione (tolto qualche suono aperto nei gravi) e la capacità di ottenere un fraseggio e un cantabile di tipo italiano nell’insieme attendibili.

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