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Si è spento a 95 anni Elio Pandolfi, una vita fra cinema, prosa e teatro musicale

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All’età di 95 anni, è morto questa notte nella sua casa romana l’attore Elio Pandolfi. Nato nella capitale il 17 giugno 1926, ha svolto una intensa e varia attività nel teatro di prosa e di rivista, quindi alla radio e in televisione, affermandosi come attore comico, cantante, ballerino, mimo e parodista di grande talento. Attore versatile, comico e drammatico, Elio Pandolfi si era diplomato all’Accademia nazionale d’arte drammatica, dove aveva un sostenitore d’eccezione, il direttore Silvio D’Amico. Aveva debuttato a Venezia nel 1948 come mimo-ballerino in Les malheurs d’Orphée di Milhaud, per poi entrare con Orazio Costa al Piccolo Teatro di Roma.

Tra i più grandi doppiatori italiani, con oltre 500 film all’attivo, voce anche di Stanlio della coppia Laurel & Hardy, Pandolfi era tra gli ultimi rappresentanti di quella generazione di attori che avevano attraversato con egual risultati la prosa, il varietà (con Wanda Osiris), il teatro musicale, la commedia, il cinema, la radio e la tv. Il grande pubblico lo ricorda soprattutto per i tanti anni in coppia con Antonella Steni e per i grandi varietà come Studio 1 con Mina.

La carriera lo ha portato a recitare con Visconti come con Patroni Griffi, o a partecipare a film anche accanto ad Ava Gardner (in Priest of love di C. Miles) e con registi che vanno da Fellini alla Wertmuller. Ma il suo amore, il suo impegno maggiore, la compagna vera di tutta una carriera è stata per lui la voce, che parla, interpreta e soprattutto canta, perché, come spiegò lui stesso per la festa dei 90 anni, “chi canta spera sempre, anche se non sa in che cosa e anche a 90 anni, quando la testa funziona ma è il corpo che perde qualche colpo”.

Per molti Elio Pandolfi è stato infatti soprattutto una voce, estremamente versatile eppure riconoscibilissima, chiara, incisiva e suadente, amata e ascoltata in tante letture alla radio sin dagli anni ’50, quando rimodernò da attore il ruolo del fine dicitore, o quale straordinario doppiatore di innumerevoli star, e come cantante passato dalla grande rivista all’operetta (molteplici  e sempre acclamate le sue apparizioni come Njegus nella Vedova allegra di Lehár) sino alla lirica, con I racconti di Hoffmann di Offenbach, con direttori quali Peter Maag o Daniel Oren, oltre a impegnativi autori classici contemporanei quali Satie, Poulenc o Pennisi.

L’ultima sua apparizione in palcoscenico risale al 2019, a Roma, in Io mi ricordo con Riccardo Castagnari e la regia di Paolo Silvestrini. Oggi lascia il figlio adottivo, Natale Orioles. Per sua stessa volontà non si terranno funerali.

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