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Muti al Regio di Torino per Così fan tutte: “trattare Mozart come le ali di una farfalla”

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Conferenza stampa per presentare l’avvenimento tanto atteso per il rilancio del Teatro Regio: il ritorno del Maestro Riccardo Muti a Torino per dirigere Così fan tutte di Mozart nell’allestimento firmato dalla figlia, Chiara Muti. Lo spettacolo, già visto al Teatro San Carlo di Napoli, quando la lady di ferro Rosanna Purchia, attuale Commissaria del Teatro Regio, era Sovrintendente del teatro partenopeo, è già stato prenotato dalla Staatsoper di Vienna e poi volerà in Giappone, a Tokyo. Prima, però, passa da Torino, e la città, con un pizzico di sabaudo orgoglio, annuncia l’evento in una conferenza stampa di rito un po’ ingessata, con i saluti di sponsor e istituzioni: Luigi Lana, Presidente di Reale Mutua, Rosanna Purchia, Commissaria straordinaria del Regio e Sebastian Schwarz, Direttore artistico del Teatro Regio. Quest’ultimo ricorda i cantanti e le masse artistiche che in questi giorni stanno lavorando intorno alla registrazione dell’opera che sarà visibile online sul sito del Teatro a partire dall’11 marzo prossimo; masse artistiche che, a nome del loro direttore artistico, ringraziano il Maestro Muti “per la generosità e per le lezioni di cultura generale e di ispirazione che hanno avuto da Lei”. Presenti anche l’Assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Vittoria Poggio e il Sindaco (uscente) Chiara Appendino, venuta a gioire con tutti per un evento importante, dopo però aver fatto di tutto nel recente passato per favorire il declino del Teatro Regio.

Quando il Maestro prende la parola, il “ghiaccio” degli interventi istituzionali si scioglie. Muti comincia il breve ma incisivo discorso nel segno della sua proverbiale ironia: “Cosa devo dire?”. Al di là della battuta, ringrazia per essere in un luogo, il palazzo di Reale Mutua, da dove si vede tutta la Città, le colline e le Alpi. Non dirigeva l’Orchestra del Regio dal 1968 e a Torino era venuto per i Concerti al Lingotto con le “sue” Orchestre, la Chicago Symphony Orchestra e l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Non aveva fino ad oggi conosciuto Torino – dice lui stesso – “come merita di essere conosciuta”. Il discorso, ovviamente, si allarga alla bellezza dell’arte italiana, quell’arte che in tutte le sue espressioni, anche musicali, non è valorizzata – vecchia storia sulla quale Muti insiste da anni – come si dovrebbe. Per essere degni di un passato così grandioso dobbiamo predisporci ad un nuovo rinascimento. Ecco perché lancia un appello a Mario Draghi affinché apra un nuovo capitolo, che ci si augura decisivo, per riportare, attraverso la cultura, dignità autentica al nostro Paese; quella dignità che è consapevolezza del nostro patrimonio artistico, anche quello dei teatri, oggi chiusi per la pandemia, ma molti erano chiusi e inattivi prima ancora di questo difficile momento. Le orchestre italiane – sottolinea il Maestro dopo le tante volte in cui lo aveva già ribadito – sono poche e spesso in sofferenza.

Il discorso passa poi al Così fan tutte di Mozart e al mondo letterario di Lorenzo Da Ponte. C’è tutta una cultura nei versi di questo grande librettista che Muti sottolinea dovrebbero essere studiati a scuola; sono raffinati, pieni di doppi sensi e sfumature che si possono cogliere solo se i recitativi vengono intonati da cantanti italiani che sappiano coglierne il più profondo significato. Ecco perché si è scelto un cast formato da giovani cantanti italiani. Alcuni sono nomi affermati, altri meno, ma comunque tutti attenti a fare vivere la parola.
Il Maestro conclude il suo breve intervento affermando che nella musica di Mozart si avverte la manifestazione della presenza di Dio colta nella perfezione divina della sua musica e ringrazia tutti con un simpatico “fine della predica”, che predica non è: è piuttosto il giusto grido di allarme per un mondo della musica ormai allo stremo delle forze, che attende quella boccata di ossigeno che non siano solo finte promesse, o peggio silenzi, ma segnali che diano, attraverso la riapertura dei teatri, speranza al futuro della nostra cultura, che ha le radici ben piantate in una tradizione musicale senza eguali.

Infine il Maestro, in risposta a una domanda pervenuta online, loda i complessi orchestrali, corali, così come il personale tecnico del Teatro Regio per loro partecipazione e disciplina artistica, per l’atteggiamento e il modo di porsi, perché – Muti sottolinea – “la forma è contenuto”. Oltre al tratto collaborativo e gentile, da subito percepito, Muti ha con soddisfazione dichiarato che i complessi artistici del Regio hanno colto in pochi giorni il suo personale concetto di suono e interpretazione di un capolavoro tanto difficile come Così fan tutte. Tutte le opere sono difficili, ma “quando si tocca il divino Mozart – ha ricordato – si va verso l’impossibile. È un compositore la cui perfezione ‘divina’ richiede al direttore massima attenzione. Trattare la sua musica mi fa pensare alle fragili e magnifiche ali di una farfalla; bisogna stare ben attenti, perché se le si accarezza potrebbe morire”.
Chissà se i dirigenti del teatro e la politica avevano le orecchie ben aperte quando il Maestro parlava!?

Il breve intervento di Chiara Muti, che firma la regia di questo spettacolo, insiste sulla difficoltà, al di là della gioia di aver potuto rimontare uno spettacolo in teatro e al Regio, di sentirsi orfani del pubblico. Vedere la sala vuota, non poter percepire le emozioni degli spettatori – ha sottolineato la regista e attrice – “ci ha messi in una situazione di sofferenza interiore” che conferma quanto sia difficile mantenere la tensione teatrale senza pubblico. “Quel silenzio in sala – ha detto Chiara Muti – lascia interdetti e ha posto tutti dinanzi a una sfida che si è affrontata con una compagnia di canto che vede schierati Eleonora Buratto (Fiordiligi), Paola Gardina (Dorabella), Alessandro Luongo (Guglielmo), Giovanni Sala (Ferrando), Francesca Di Sauro (Despina) e Marco Filippo Romano (Don Alfonso)”.

Oltre a Così fan tutte, il Maestro Riccardo Muti dirigerà anche un concerto dedicato a Verdi, che sarà trasmesso in streaming il 18 marzo, con un programma che prevede la Sinfonia da Giovanna d’Arco e Stabat Mater e Te Deum da Quattro pezzi sacri per coro e orchestra, con solista Eleonora Buratto.
Riccardo Muti si è trovato bene a Torino. Tornerà? “Può essere che ritorni – dice il Maestro – per dirigere un’altra opera al Regio, perché mi sono trovato a mio agio. Ho detto può essere, non ho promesso”.

Ulteriori informazioni: Teatro Regio di Torino

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