Domenica 20 giugno alle ore 21.15 il Teatro Olimpico di Vicenza, luogo emblematico della ricerca palladiana sulla classicità, dalle auree proporzioni e celebri prospettive lignee, disegnate da Vincenzo Scamozzi è lo scenario della prima assoluta di Da Ponte & Friends, ambizioso progetto di valorizzazione del lascito dapontiano mozartiano e “oltre Mozart” ideato da Claudio Orazi, sovrintendente del Teatro Carlo Felice di Genova e del musicologo Francesco Zimei.
In scena, l’Orchestra del Teatro Carlo Felice diretta da Alvise Casellati, e i solisti Salome Jicia, soprano, Giovanni Sala, tenore, Levent Bakirci, baritono, che impersonano rispettivamente una Dama dell’aristocrazia europea prerivoluzionaria, l’Eroe romantico dell’età napoleonica, il Signorotto newyorkese primo ‘800, con la partecipazione, in veste di Da Ponte narrante, dell’attore Giampiero Judica i cui testi si appoggiano sulle memorie e gli scritti del grande librettista. La regia dello spettacolo è firmata da Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, con i costumi di Nicoletta Ceccolini, lighting designer è il funambolo della luce Mario Nanni.
La serata è al centro di una ripresa televisiva a cura di Classica HD, che confluirà in una produzione distribuita a livello mondiale in esclusiva da Unitel GmbH & Co.KG.
Pagine celebri, tratte da una scelta delle opere composte su libretto di Lorenzo Da Ponte su musica di Antonio Salieri (da Il ricco d’un giorno e da Axur re d’Ormus), Domenico Cimarosa (da L’ape musicale I e IV), Vincente Martín y Soler (da Il burbero di buon cuore e da Una cosa rara), Wolfgang Amadeus Mozart (da Le nozze di Figaro, da Don Giovanni, da Lo sposo deluso). E al loro fianco, altrettante di raro ascolto ma di fondamentale importanza per misurare l’ampiezza del raggio di azione di Da Ponte tra Vecchio Continente e Nuovo Mondo, su musica di Stephen Storace (da Gli equivoci), Peter Von Winter (da Zaira), Joseph Weigl (da La caffettiera bizzarra), su libretti scritti in lingua italiana. Oltre a queste, due song scritti da Da Ponte in lingua inglese, il primo su musiche di Candido Chianei (Nay, tell me not that he is mad) e l’inno Ebor Nova, la cui storia è legata alla leggendaria vicenda dello sbarco del tenore Manuel García assieme alla sua famiglia a New York. Arie, duetti, terzetti e canti, dunque, incastonati in una cornice drammaturgica originale che, come una mise-en-abyme dapontiana, invita ad un ascolto illuminato dalla consapevolezza storica, e da una punta di ironia.
«Sintetizzato dalla formula Da Ponte & Friends, racconta il sovrintendente del Teatro Carlo Felice Claudio Orazi, questo progetto mira a stabilire a partire dalla città di Genova, da cui salparono alla volta dell’America moltissimi rappresentanti della migrazione culturale italiana, e congiungendosi con Vicenza e il suo teatro, nel cuore di una terra che ha espresso generazioni di personalità rivoluzionarie per il teatro europeo, a partire da Goldoni, un circuito internazionale di città storicamente legate a Da Ponte – Venezia, Vienna, Salisburgo, Praga, Dresda, Londra, New York, Philadelphia – con le quali condividere la progressiva riscoperta dell’intero corpus delle sue opere».
«Con tale auspicio abbiamo concepito un programma di concerto con la partecipazione di grandi voci della lirica, in grado di compendiare le peculiarità dell’universo creativo dapontiano abbinando pagine note e inedite attraverso un sottile fil rouge narrativo, che ci condurrà alla scoperta dei personaggi che popolarono l’avventurosa vita di Lorenzo Da Ponte, dagli anni della sua ascesa alla corte di Giuseppe II fino alla frettolosa ritirata da Vienna, del suo passaggio a Londra e del suo arrivo nel 1805 a New York, dove il poeta, librettista e impresario di origini cenedesi gettò un vero e proprio ponte musicale tra vecchio continente e Nuovo Mondo che rese possibile l’ingresso, la diffusione e l’affermazione dell’opera lirica italiana negli Stati Uniti, quindi in America».
«Obbedendo alle convenzioni del repertorio, spiega il musicologo Francesco Zimei, la singolare esperienza artistica e intellettuale di Lorenzo Da Ponte (1749-1838) è oggi circoscritta presso il grande pubblico alla celebre ‘trilogia’ di drammi giocosi destinata a Wolfgang Amadeus Mozart (Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte), spiega Francesco Zimei. Ben poco invece si può fruire delle tante altre opere che, a scandire le tappe di una vita turbolenta, dal 1784 al 1804 ne avevano imposto il nome nei teatri di Vienna, Praga e Londra come uno dei maggiori librettisti d’Europa. E ancor meno si sapeva della nuova sfida che in seguito lo proiettò nel Nuovo Mondo, come pioniere degli studi italiani, culminati con una cattedra al Columbia College e la composizione nel 1830 di un ultimo libretto, quello del pasticcio L’ape musicale, finché il successo ottenuto tre anni fa proprio nella riesumazione di questo titolo – prima opera italiana concepita in terra d’America – con la prima esecuzione in Italia e a New York, ci ha incoraggiato a una riscoperta sistematica del Da Ponte meno noto».
Di questo straordinario “ponte di musica” si è fatto testimone Martin Scorsese, incontrato da Claudio Orazi e Francesco Zimei in occasione della riscoperta e nuova esecuzione, a quasi duecento anni dalla prima esecuzione de L’ape musicale e dell’Oratorio for the Benefit of the Orphan Asylum, nel 2018 rispettivamente alla Low Memorial Library (Columbia University) di New York e nella St. Patrick’s Church, offrendo un suo contributo al volume Un ponte di musica (Zecchini editore, 2021) curato da Claudio Orazi, con contributi di Paolo D’Achille, Barbara Faedda, Francesco Zimei, Emanuele Senici, Marco Targa, Ignazio Macchiarella, Frank Alfieri, oltre a intervenire nel documentario su questa straordinaria riscoperta realizzato da Jonathan Mann, The Oratorio (2020), premiato al Santa Barbara International Film Festival.
Ulteriori informazioni: www.tcvi.it/
NOTE DI REGIA
Lo spettacolo Da Ponte and Friends è un mélange di emozioni e sensazioni, che viaggiano insieme a Lorenzo Da Ponte da Ceneda a Praga, da Vienna a New York passando per Londra, Venezia, Dresda e ancora. Paul Auster imbattendosi nel busto di Lorenzo da Ponte, alla Columbia University di New York, nella sua monumentale opera sulla Grande Mela, riflette sulle cinque, sei vite che questo straordinario personaggio ha vissuto. Lo spettacolo esplora le tappe di un lunghissimo viaggio partendo dall’ultimo approdo, partendo dalla fine, una fine che nel caso di Da Ponte ci appare necessaria, un uomo così complesso, aperto, ricco di talenti, non poteva che concludere la sua esistenza a New York. New York è il luogo ideale, forse il solo luogo possibile, perché tutte le vite del nostro protagonista possano sedimentare e rinascere a nuova luce per diventare pilastri della cultura americana. New York è il luogo dove il sogno di Da Ponte diventa reale. Da Ponte è con le parole, le azioni, i sentimenti il nuovo Cristoforo Colombo. Porta la cultura italiana nel cuore dell’America, apre la strada ai tanti campioni di questa epopea: Toscanini, Caruso, Puccini, Pavarotti le stelle più luminose. L’arguzia dei testi di Da Ponte lascia spesso senza parole, per la sua capacità di prendere indistintamente in giro servitù e nobiltà, uomini e donne, usi e costumi e appare oggi quanto mai attuale. Lo spettacolo corre attraverso i mondi che questo grande uomo ha attraversato e vissuto sempre da protagonista: la corte di Vienna, l’Europa della Rivoluzione, la nascita del Nuovo Mondo. Mozart, Salieri, Cimarosa, Soler e ancora Chianei, Storace, Weigl, Won Winter, Garcia, sublimano il valore delle parole. Sorprende, nel mettere in scena queste arie, quanto possano essere classiche, rivoluzionarie, moderne, infine contemporanee.