Da qualche anno a questa parte il politicamente corretto si sta, lentamente, diffondendo anche nel mondo del teatro. In particolare, viene presa spesso di mira la tecnica del blackface, ovvero l’utilizzo di trucco di colore nero per impersonare personaggi quali Aida, Amonasro, Otello, Ulrica. Molti ricorderanno quando, la scorsa estate, il soprano statunitense Tamara Wilson si rifiutò di truccarsi in volto per cantare Aida all’Arena di Verona, nello storico allestimento di Gianfranco De Bosio (e venne per questo sostituita).
Controcorrente risulta, quindi, quanto affermato dal celeberrimo tenore Piotr Beczała in un’intervista pubblicata il 4 luglio sul quotidiano svizzero di lingua tedesca St. Galler Tagblatt. Di recente l’affermato artista polacco sta ampliando con successo il proprio repertorio a ruoli da tenore lirico e lirico spinto, come dimostrato anche dal suo ultimo album Vincerò! (qui la recensione di Connessi all’Opera) e dall’aver affrontato a teatro personaggi quali Lohengrin, Don José, Riccardo da Un ballo in maschera, Mario Cavaradossi. Tra i suoi sogni futuri c’è, come per la maggior parte dei tenori, quello di debuttare in Otello di Verdi, “ruolo molto interessante in termini vocali e psicologici” ma, al contempo, “oggi è diventato complicato esibirsi in quest’opera, considerata l’intera discussione sul razzismo”. A tal proposito, Beczała non usa mezzi termini: “È ridicolo che non si possa più immaginare di truccare di nero Otello in una rappresentazione teatrale”.
Alla domanda dell’intervistatore “Avresti il viso dipinto di nero?”, il cantante risponde con estrema chiarezza: “Sì, per me l’ideale sarebbe cantare in una produzione di Otello con regia di Franco Zeffirelli, come ha fatto Plácido Domingo negli anni Ottanta. Un Otello con un abito grigio al posto del trucco nero non mi attira, neppure dal punto di vista intellettuale. La musica di Verdi ovviamente rimane ma, per me, l’opera non è solo musica, non è solo recitazione. […] Ci sono stimoli visivi che influenzano il pubblico, triplicano l’effetto. Tra questi è inclusa la pelle nera di Otello”. Sempre rifacendosi alla celebre produzione zeffirelliana del 1986, nella quale Domingo ha l’incarnato scuro, Beczała sostiene che “Le persone dimenticano sempre gli antefatti: perché Otello è diventato una persona del genere? Ha dovuto impegnarsi tre volte di più perché era nero. […] L’opera è una Gesamtkunstwerk, un’opera d’arte totale, ogni elemento ha valore, incluso l’eroe protagonista nero”.
Parole sicuramente d’effetto e in controtendenza rispetto alla moda attuale, se pensiamo per esempio che, sulla copertina della nuova incisione del titolo verdiano edita dalla Sony, Jonas Kaufmann è un Moro di Venezia senza trucco, dalla pelle bianca.