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La Fenice ricorda il centenario di Bruno Maderna con il Requiem “ritrovato”

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Il 21 aprile di cent’anni fa nasceva Bruno Maderna. Il Teatro la Fenice ricorda il compositore veneziano riproponendo sui suoi canali social l’esecuzione del Requiem (1946) a lungo considerato perduto e ritrovato invece nel 2006, dal musicologo Veniero Rizzardi, nel Purchase College della New York University. Mai eseguita per una serie di sfortunate circostanze, la partitura viene presentata con successo in prima assoluta proprio alla Fenice nel novembre 2009.

Si tratta di un Requiem per quattro solisti, doppio coro e grande orchestra, composto negli anni della seconda guerra mondiale e rappresentativo della fase pre-dodecafonica di Maderna. L’organico imponente, da Messa ottocentesca (sulla scia dei Requiem di Verdi e Berlioz), contrasta con altri aspetti musicalmente pregnanti, come la laboriosità neo rinascimentale della scrittura corale e il linguaggio armonico moderno. L’orchestra si rifà a modelli preclassici, fondendoli con altri più attuali: mancano i legni ma in compenso figurano tre pianoforti con un ruolo portante in senso ritmico e coloristico. Il risultato è una musica che non è più tonale, dove la dimensione armonica assurge ad atmosfera e il colore riporta a riferimenti arcaici, ma in cui sono evidenti pure i richiami ai grandi rituali “pagani” primonovecenteschi di Stravinskij e Orff, nonché una serie di rimandi e citazioni molteplici che ne fanno un lavoro nel complesso retrospettivo.

Diversamente da altri Requiem, i solisti qui hanno spazio minore e ruoli disuguali (il più in evidenza è il tenore, impegnato in una tessitura particolarmente acuta). Nell’esecuzione fenicea del 2009, Carmela Remigio (soprano), Veronica Simeoni (mezzo), Mario Zeffiri (tenore) e Simone Alberghini (basso) sostengono le rispettive parti con accettabile tenuta vocale e stile appropriato. Dopo il forfait per indisposizione di Riccardo Chailly, sul podio dell’Orchestra della Fenice figura Andrea Molino, che assicura una concertazione accurata e una direzione incisiva, dando adeguato risalto alle atmosfere ora tragiche, ora elegiache, ora arcaiche evocate dalla partitura.

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