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#iorinuncioalrimborso: nasce una campagna per sostenere i teatri

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L’hashtag è #iorinuncioalrimborso ed è una delle tante iniziative di solidarietà che fioriscono in questi giorni singolari, di forzata reclusione e lontananza dalla vita sociale. Ma non riguarda gli ospedali, sulla soglia del collasso a causa del Coronavirus. Riguarda invece il mondo dello spettacolo. All’origine di questa proposta c’è – manco a dirlo – Milano con la sua ricchissima vita culturale, dal Piccolo a Manifatture Teatrali Milanesi, ma altri si stanno man mano unendo, come ad esempio la nobile Ferrara col suo Teatro Comunale. Il tutto è partito all’indomani del decreto che ha imposto la chiusura dei teatri fino (almeno) al 3 aprile prossimo. Una realtà difficile da accettare per chi, come il sottoscritto, ha fatto del nomadismo operistico una delle proprie ragioni di vita (compatibilmente, ovvio, con la necessità di guadagnarsi il pane).

Ma torniamo all’hastag da cui siamo partiti: molti spettatori italiani hanno deciso spontaneamente o su garbata sollecitazione di politici o impresari teatrali di rinunciare al rimborso per i biglietti già acquistati, in modo da offrire una boccata d’ossigeno, forse più simbolica che reale, a un settore che, tanto quanto molti altri, subisce e subirà gravi conseguenze da questa crisi. Non tutti magari condivideranno l’iniziativa, ma è bene qui ribadire un concetto purtroppo poco chiaro a molti. La cultura non è mero intrattenimento ed è anche fatta di persone che lavorano, con una precisa professionalità e con famiglie a carico; persone che con la loro attività producono ricchezza, non solo spirituale, ma anche economica, ossia reddito. Trovare un modo per sostenere chi lavora nella cultura è dunque essenziale sotto diversi punti di vista. Ecco allora che si può cominciare con un gesto semplice e, in fondo, di poco peso per i nostri portafogli.

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