“Questo pezzo è violento. È sesso, blasfemia, mancanza di misericordia… Amore e sentimento sono banditi, la sola cosa che resta e che conta è un gioco di scacchi con le anime e i corpi delle persone”. Con queste parole Luca Francesconi raccontava al ‘Guardian’ la sua opera Quartett alla vigilia dell’approdo sulla scena londinese. Ora Quartett, commissionato dal Teatro alla Scala e qui andato in scena in prima assoluta nel 2011, torna al Piermarini per sei rappresentazioni dal 5 al 22 ottobre nell’allestimento originale firmato da Àlex Ollé – La Fura dels Baus con Allison Cook e Robin Adams diretti dal giovane Maxime Pascal, già sul podio scaligero nel 2017 per la prima assoluta di Ti vedo, ti sento, mi perdo di Salvatore Sciarrino.
Con un’importante novità: da quest’anno anche per la contemporanea si prevede un’anteprima per gli Under30, il 2 ottobre. I ragazzi avranno la possibilità di assistere all’anteprima al prezzo di 24 euro (posto unico).
Con Quartett prosegue e si rafforza la collaborazione tra Teatro alla Scala e Milano Musica, il cui 28° Festival, dal titolo “Luca Francesconi – Velocità del Tempo” esplora dal 2 ottobre al 25 novembre il lavoro del compositore milanese e il suo rapporto con gli autori della generazione che lo ha preceduto.
Negli otto anni che ci separano dalla prima scaligera del 2011 Quartett si è imposta tra le opere più eseguite del repertorio contemporaneo con sette diversi allestimenti e oltre 70 rappresentazioni: ricordiamo almeno la regia di John Fulljames per la Royal Opera House Covent Garden mentre la più recente è firmata da Ingo Kerkhof per l’opera di Dortmund nel maggio 2019 e la prossima, alla Staatsoper di Berlino, sarà diretta da Daniel Barenboim.
Dopo due importanti prime assolute (Ti vedo, ti sento, mi perdo di Salvatore Sciarrino nel 2017 e Fin de partie di György Kurtág nel 2018) il Teatro alla Scala ha voluto riprendere una delle sue commissioni più fortunate degli anni scorsi. Entrando stabilmente nel repertorio del teatro musicale europeo Quartett contraddice il ricorrente scetticismo riguardo alla capacità delle opere contemporanee di trasformare l’entusiasmo per la prima assoluta in una presenza costante e reale nella programmazione.
L’opera
Quartett, commissionata dal Teatro alla Scala e qui andata in scena nel 2011, è l‘ottavo lavoro di Luca Francesconi per il teatro musicale. Il libretto in lingua inglese dello stesso compositore è tratto dall’omonima pièce di Heiner Müller andata in scena per la prima volta allo Schauspielhaus di Bochum nel 1982.
Il testo di Müller si inserisce in una lunga serie di adattamenti del capolavoro libertino di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Lacos Les liaisons dangereuses (1782), romanzo epistolare reso universalmente celebre anche da numerose trasposizioni cinematografiche: Les liaisons dangereuses 1960 di Roger Vadim con Jeanne Moreau, Gérard Philipe e Boris Vian è del 1959; del 1988 è Dangerous Liasons di Stephen Frears con Glenn Close, John Malkovich, Michelle Pfeiffer e Uma Thurman in sontuosi costumi, seguito l’anno seguente da Valmont di Miloš Forman con Colin Firth e Annette Bening. Una versione contemporanea è invece Cruel Intentions di Roger Kumble del 1999 con Ryan Phillippe e Reese Witherspoon.
La riscrittura di Müller per il teatro si distacca tuttavia dalle trasposizioni letterali facendo riferimento, più che al testo in sé, al saggio che Heinrich Mann aveva premesso alla sua traduzione. Il testo è radicalmente trasformato per soli due attori che interpretano tutti i personaggi in un gioco di specchi che sviluppa il cinismo e la spersonalizzazione già presenti in Laclos nella direzione di una critica affilata dello smarrimento di identità nel mondo di oggi.
Appassionato lettore di Müller, Francesconi aveva già progettato di mettere in musica Filottete e Mauser. Di fronte a Quartett Francesconi ipotizza in un primo momento l’ulteriore riduzione a un solo personaggio, il cui monologo sarebbe stato echeggiato da supporti tecnologici, per poi scegliere di conservare la dimensione del dialogo adottata da Müller. Il testo viene trasposto in inglese, lingua franca del nostro tempo ma anche strumento di un processo di purificazione dalle scorie emotive, come già sperimentato da Beckett. Vengono conservati, rispetto a Laclos, quattro personaggi (Valmont, la Marquise de Merteuil, Cécile de Volanges e Madame de Tourvel) ma in scena ci sono solo un baritono e un mezzosoprano che interpretano sia i carnefici sia le loro vittime. Due sono anche le orchestre: la prima, assai corposa e densa di ottoni e percussioni, e unita al coro, è invisibile allo spettatore e viene definita da Francesconi come “Out”. Collocata in sala prove, è udibile in sala mediante amplificazione. La seconda, in buca e denominata “In”, è relativamente ridotta: un sestetto d’archi, legni a parti reali tranne due flauti, arpa, pianoforte, celesta, percussioni e due tastiere elettroniche. La separazione spaziale delle fonti sonore, versione moderna e tecnologica di dislocamenti antichi (basti pensare al Requiem di Berlioz) ha funzione drammaturgica: alla dimensione asfittica e claustrofobicamente disperata della scena pensata da Müller, Francesconi contrappone l’”Out”, voce di una natura, di un altrove, di un Es che è spazio per una possibile speranza. Conclude Francesconi: “La guerra di manipolazione che deflagra nella società invade la sfera dei sentimenti più intimi: l’amore, la fiducia, la comprensione. (…) Ma non bisogna pensare che sia un pensiero negativo, sarebbe uno sbaglio. È un pensiero critico, all’erta. (…) L’individuo, nella sua goffa solitudine e fragilità, può resistere alla manipolazione e all’ideologia gettando il suo corpo, il suo cuore pulsante sulla scena. È l’unica arma che ha”.
Il successo di Quartett: 76 rappresentazioni, 17 teatri, 7 diversi allestimenti
L’opera di Luca Francesconi, dopo la prima assoluta del 2011 al Teatro alla Scala, è entrata in repertorio. Non capita a molte opere nuove.
Il successo continua a essere vivo: sarà il titolo di apertura della Stagione 2020-21 della Staatsoper di Berlino, con una nuova produzione in tedesco e la direzione di Daniel Barenboim.
I. Il lodato allestimento scaligero, qui riproposto, è stato ripreso a Vienna, Amsterdam, Lille, Lisbona, Buenos Aires e Barcellona.
L’opera si è tuttavia imposta per i suoi valori drammaturgici e musicali, anche staccandosi dallo spettacolo di Àlex Ollé.
II. Già nel 2012, l’Ensemble InterContemporain ha eseguito Quartett alla Cité de la Musique di Parigi, in una versione semiscenica curata dal compositore.
III. Nel settembre del 2013, alla Casa da Música di Porto e al Festival Musica di Strasburgo, è stato rappresentato in un primo nuovo allestimento, con regia, scene e costumi del regista portoghese Nuno Carinhas.
IV. Il regista John Fulljames ha curato la nuova produzione londinese di Quartett, andata in scena al Linbury Studio della Royal Opera House Covent Garden nel giugno del 2014. Lo stesso spettacolo è stato ripreso nella primavera del 2017 all’Opéra di Rouen, al Teatro Sociale di Trento e allo Spoleto Festival di Charleston, negli Stati Uniti.
V. È stata poi la volta dell’Opera di Malmö, dove l’opera è andata in scena nella primavera del 2015, in un nuovo allestimento, il quinto, firmato dallo svedese Stefan Johansson, che ha ambientato l’opera in uno spazio molto essenziale.
VI. La regista americana Elkhanah Pulitzer ha scelto invece un’ambientazione artificiale e vagamente caricaturale, per la sesta produzione di Quartett, rappresentata al West Edge Festival di San Francisco nell’agosto del 2018.
VII. Nel 2019 l’opera ha avuto anche la sua prima messa in scena in Germania, all’Opernhaus di Dortmund, con un nuovo allestimento firmato dal regista Ingo Kerkhof, improntato a una drammaturgia originale, ma soprattutto musicale.
Luca Francesconi
La carriera di Luca Francesconi, tra i compositori italiani più eseguiti nel mondo, inizia a Milano, dove è nato nel 1956: agli studi di pianoforte segue negli anni dell’Università un’attività nei campi musicali più disparati, dal jazz al rock alle composizioni per radio e televisione. Completa gli studi in Conservatorio con Azio Corghi, studia con Stockhausen e diviene assistente di Berio, collaborando a La vera storia alla Scala e frequentando i suoi corsi a Tanglewood. Dopo il diploma insegna composizione al Conservatorio di Milano (seguiranno Rotterdam e Strasburgo). Tra gli incontri decisivi anche quello con Franco Donatoni cui dedica Plot in Fiction. Nel 1990 fonda con Corghi, Mimma Guastoni e altri AGON, un centro di ricerca e produzione che mette la musica in dialogo con le nuove tecnologie. Nel 2008 la Filarmonica della Scala gli commissiona Wanderer, che viene eseguita due anni dopo con Riccardo Muti sul podio. Nel 2000 il Piccolo Teatro gli commissiona le musiche di scena per La vida es sueño con la regia di Luca Ronconi. Ha diretto il Festival Ultima di Oslo nel 2012 e la Biennale Musica dal 2008 al 2011. Nel 2014 la Scala gli commissiona Dentro non ha tempo, che viene eseguita dall’Orchestra diretta da Esa-Pekka Salonen. La sua produzione, che supera i 100 numeri d’opera, comprende opere, pagine per orchestra sinfonica (dirette tra gli altri da Eötvös, Muti, Salonen, Pappano), da camera e per strumento solo.
Photo credit: Brescia e Amisano/Teatro alla Scala