Cavalleria rusticana e Pagliacci, il classico dittico verista su musiche, rispettivamente, di Pietro Mascagni e Ruggero Leoncavallo, torna al Teatro Carlo Felice, dopo l’ultima rappresentazione del 2007, a partire da venerdì 24 – ore 20.00, con repliche fino al 30 maggio 2019.
Sul podio, a dirigere l’orchestra e il coro (preparato da Francesco Aliberti), sarà la bacchetta di Paolo Arrivabeni (24, 25, 26), direttore Musicale dell’Opéra Royal de Wallonie di Liegi dal 2008 e specialista del repertorio operistico italiano, che si alternerà con Giuseppe Finzi, un altro direttore italiano della nuova generazione con già molta esperienza nel campo dell’opera.
Il Teatro Carlo Felice, in coproduzione con la Fondazione Maggio Musicale Fiorentino, in questo nuovo allestimento ha affidato la regia del dittico verista per eccellenza ai Teatrialchemici dei siciliani Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, impegnati da sempre in un teatro sociale e di ricerca, registi, nella scorsa stagione, di una Norma che ha convinto pubblico e critica realizzando il tutto esaurito a ogni recita. Le scene sono state realizzate da Federica Parolini, i costumi sono di Agnese Rabatti e le luci sono firmate da Luigi Biondi.
L’opera si avvale di due cast prestigiosi, che si alterneranno nelle recite: Sonia Ganassi e Valentina Boi (Santuzza), Diego Torre e Rubens Pelizzari (Turiddu e Canio), Gevorg Hakobyan e Sergio Bologna (Alfio), Donata D’Annunzio Lombardi e Angela Nisi (Nedda), Carlos Álvarez e ancora Sergio Bologna (Tonio); e in più il Coro di voci bianche del Teatro Carlo Felice diretto da Gino Tanasini.
Un realistico paesino della Sicilia di fine Ottocento. Una schietta vicenda di passione, gelosia e tradimento, che si conclude con un delitto d’onore. Il 17 maggio 1890, quando al Teatro Costanzi di Roma debuttò Cavalleria rusticana, Pietro Mascagni fu il primo a stupirsi del successo. Ambiva a opere monumentali e compose in fretta e furia la “piccola” Cavalleria, un atto unico tratto dall’omonima novella di Verga. Ma questo, evidentemente, era proprio ciò di cui il pubblico, i cui gusti stavano cambiando, aveva bisogno: non una finta ricostruzione storica ambientata in una corte lontana e inaccessibile, ma una storia vera appartenente a un contesto sociale più vicino come quello popolare. Con una musica semplice e genuina.
Due anni dopo, al Teatro dal Verme di Milano, va in scena per la prima volta Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, una Cavalleria ancora più cruda e brutale. Con in più un conflitto quasi pirandelliano tra teatro e vita: i clown condannati a far ridere in una situazione in cui non c’è nulla da ridere. Le armonie ruvide, brusche, e le sgangherate melodie da fiera evocano un contesto provinciale squallido, popolato di persone emarginate e infelici. Due opere gemelle, da sempre accoppiate, con protagonisti dei “vinti” verghiani.
Ulteriori informazioni: Teatro Carlo Felice
Photo credit: Michele Monasta