«Monteverdi 450» il progetto dedicato alle celebrazioni dei 450 anni dalla nascita di Claudio Monteverdi prende avvio nel weekend nei prossimi giorni, calcando il palcoscenico del Teatro La Fenice per l’unica tappa italiana del tour europeo del Monteverdi Choir and Orchestras e Sir John Eliot Gardiner. L’Orfeo, Il ritorno d’Ulisse in patria e L’incoronazione di Poppea, gli unici titoli della produzione operistica del cremonese a noi pervenuti in forma pressoché completa, saranno proposti consecutivamente nell’arco di una settimana al Teatro La Fenice dal 16 al 21 giugno 2017, in un nuovo prestigioso allestimento affidato, per la parte musicale, all’interpretazione di uno specialista quale è Sir John Eliot Gardiner e curato per la regia dal maestro inglese insieme a Elsa Rooke.
Claudio Monteverdi, «sommo musicista» e grande innovatore del linguaggio musicale, fu cremonese di nascita ma veneziano d’adozione. In laguna visse trent’anni, operando come maestro di cappella della Basilica di San Marco dal 1613 alla morte, che lo colse nel 1643. Venezia, che Monteverdi elesse a sua città ideale, gli tributò onori in vita e solenni esequie, degne delle più importanti cariche della Repubblica. I suoi resti riposano nella Basilica dei Frari.
Compositore di madrigali, musica sacra e di alcuni tra i primi drammi in musica, Monteverdi segna il passaggio da una visione rinascimentale del comporre a una concezione della musica quale mezzo per esprimere gli ‘affetti’ dell’animo umano. Con l’esecuzione consecutiva di questa sua ‘trilogia’ operistica, lo spettatore potrà lasciarsi condurre in un viaggio lirico dal mondo pastorale a quello della corte e della città, dalle suggestioni del mito a quelle della storia e agli intrighi della politica, dall’innocenza alla corruzione, dal ritratto di un uomo soggetto ai capricci degli dei fino a quello di due amanti incapaci di controllare la loro ambizione. A vincere su tutto, sembra suggerire Monteverdi attraverso le sue opere, sarà la potenza della musica.
«Al contrario dell’opera settecentesca o romantica – spiega Sir John Eliot Gardiner – Monteverdi non richiede un coinvolgimento di particolari forze scenografiche o l’utilizzo di macchinerie teatrali. L’allestimento delle tre opere si concentrerà totalmente sull’aspetto drammatico suscitato dalla fusione della musica con il testo. Da questo punto di vista, l’orchestra partecipa al dramma in atto allo stesso modo dei cantanti-attori, disposti al centro della scena, circondati dagli strumenti di un’orchestra che per l’occasione abbandona la buca, all’interno della quale è abituata a suonare altri tipi di repertorio. Possiamo dire che il pubblico partecipa all’azione attraverso l’ascolto, ma senza dover necessariamente chiudere gli occhi, data la particolare disposizione dei cantanti e dell’orchestra. Non sappiamo con certezza come Monteverdi organizzasse la rappresentazione dei suoi lavori. Abbiamo piuttosto delle notizie relative alla prima esecuzione dell’Orfeo, avvenuta nel 1607 a Mantova, in uno spazio molto contenuto, non di certo in un teatro. Tutt’altro destino hanno avuto le opere successive, Il ritorno d’Ulisse in patria e L’incoronazione di Poppea, tenute entrambe a battesimo all’interno di un teatro di Venezia. Va però considerato che queste ultime due si distaccano dalla prima di quasi trentacinque anni. L’operazione che intendo affrontare con la mia orchestra al Teatro La Fenice è dunque qualcosa di molto vicino al pensiero di Monteverdi».
Ecco il dettaglio delle recite del progetto «Monteverdi 450» a Venezia: L’Orfeo sarà in scena venerdì 16 giugno ore 19.00 (turno A) e lunedì 19 giugno alle ore 19.00; Il ritorno d’Ulisse in patria sabato 17 giugno ore 15.30 (turno C) e martedì 20 giugno ore 19.00 (turno D); L’incoronazione di Poppea domenica 18 giugno ore 15.30 (turno B) e mercoledì 21 giugno ore 19.00 (turno E). Negli stessi giorni, un convegno di studi a cura del Centro Studi Teatro della Fondazione Giorgio Cini farà luce sulle fonti e la realizzazione scenica dei capolavori monteverdiani.
Ulteriori informazioni: Monteverdi 450 al Teatro La Fenice
Photo credit: Caroline Doutre