Chiudi

Enrico Calesso, neodirettore musicale del Teatro Verdi: “Voglio una Trieste cosmopolita”

Condivisioni

Enrico Calesso è il nuovo direttore musicale del Teatro Verdi di Trieste, nominato, per quattro anni. Trevigiano, 48 anni, Calesso si è formato a Vienna con Uroš Lajovic all’Università della Musica (diploma con il massimo dei voti e lode), e onorificenza del Würdigungspreis dell’Università di Vienna; diplomato in pianoforte e laureato in Filosofia Teoretica (massimo dei voti e lode) a Ca’ Foscari, Enrico Calesso ha già diretto orchestre come la Gewandhaus Orchester di Lipsia, quelle del Maggio Musicale Fiorentino, della Fenice, del Lirico di Cagliari.

Come nasce la chiamata al Teatro Verdi di Trieste?
È stato il sovrintendente Giuliano Polo a portare la sua attenzione su di me. Sono stato invitato a dirigere un concerto sinfonico nel settembre 2022 e poi a febbraio 2023 I Capuleti e i Montecchi, fino al concerto sinfonico che chiuderà la stagione nel dicembre 2023. Attraverso il confronto, la conoscenza, è nato un interesse reciproco che ha portato all’idea di una collaborazione più stabile. Il sovrintendente aveva di fatto due chiari obiettivi: lavorare di nuovo con la figura di un direttore stabile e aprire il teatro alla vocazione mitteleuropea e balcanica che da sempre è nel dna della città di Trieste

Quale sarà la sua funzione?
Oltre a dirigere una serie di produzioni, mi occuperò in maniera stabile dello sviluppo musicale del teatro, in particolare dei collettivi. La mia funzione sarà inoltre quella di collaborare alla programmazione artistica con la dirigenza.

Come matura la decisione di non rinnovare la disponibilità per la direzione artistica a Würzburg oltre il 2025?
Tengo a sottolineare che il Teatro mi ha fatto una proposta di rinnovo che mi ha onorato e mi ha dimostrato grande stima che ci ha legato in questi anni. Ma credo che dopo oltre dieci anni di lavoro sia giusto voltare pagina. Abbiamo rinnovato e ampliato la programmazione, ho contribuito a portare il teatro alla qualifica di teatro di Stato. Purtroppo i lavori di restauro hanno un ritardo di cinque anni e non mi pareva sensato rimanere ancora così a lungo. Sono stato felicissimo di aver contribuito allo sviluppo di questa realtà, ma credo sia giusto che a un certo punto il ciclo si chiuda.

Quali sono invece gli obiettivi per la nuova nomina a Trieste?
Il Verdi è un teatro di grandissima tradizione: basta scorrere il nome dei direttori d’orchestra che sono passati di qui per capire che tipo di imponente portata artistica abbia avuto nel tempo questo teatro. Ritengo mio compito contribuire al rafforzamento della natura cosmopolita di Trieste. Noto tra l’altro una grande apertura turistica e una grande presenza germanofona in città. Credo sia di per sé una chance per imporsi nella programmazione culturale e diventare un centro di attrazione per il pubblico europeo. Bisogna quindi abbinare, alla programmazione di repertorio italiano, opere di tradizione più europea e fare dialogare queste due anime in maniera più incisiva.

Resta poi sempre aperto il tema del nuovo pubblico.
Una sfida enorme è quella di intercettare la sensibilità del pubblico più giovane, secondo me si tratta non solo di continuare a concepire formati di concerti e di recite che siano adatti alle famiglie e ai ventenni , ma di capire come intercettare la loro sensibilità senza snaturare la proposta. Credo che il teatro debba diventare sempre più un momento di azione educativa e sociale.

Nel concreto ci sarà più spazio agli autori tedeschi? E l’operetta, avrà un peso importante nella programmazione?
Resteranno i grandi compositori italiani, ma senza dubbio la mia idea è di irrobustire la presenza in cartellone di Wagner, Strauss e Mahler. Sull’operetta resta confermato il mio impegno per valorizzare questo repertorio in maniera consona al livello musicale che – come teatro – vogliamo esprimere.

Altri impegni “italiani” nel 2024?
Ho contratti prevalentemente in Germania e in Austria, ma a metà dicembre ho in programma un concerto con l’orchestra Haydn di Bolzano. Ho cercato comunque di lasciare uno spazio importante per concentrarmi su Trieste. È una bellissima sfida che mi rende molto felice.

Felice di rientrare in Italia?
Si. Per quanto abbiamo amato vivere in Germania e continuerò a lavorarci come direttore ospite, la nostalgia dell’Italia non passa mai. A Würzburg io e la mia famiglia siamo stati accolti con grande calore, e la Germania resta un luogo in cui si respira un alto livello di civiltà sociale. Però tornare in Italia presto era nostro desiderio, anche per i nostri figli, che oggi hanno 14 e 8 anni.

Foto copertina: Fabio Parenzan

image_print
Connessi all'Opera - Tutti i diritti riservati / Sullo sfondo: National Centre for the Performing Arts, Pechino