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Le molte vite di un’artista – Intervista a Erika Grimaldi

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Il soprano Erika Grimaldi si appresta a debuttare nell’Andrea Chénier di Umberto Giordano, che va in scena dal 14 ottobre al Teatro Comunale di Bologna con la regia di Pier Francesco Maestrini, ma anche nella verdiana Aida. Abbiamo incontrato la cantante astigiana, la cui carriera è oggi in rapida ascesa, per farci raccontare la sua passione per la musica e per parlarci dei ruoli di Maddalena e Aida, della gioia che prova nell’interpretare sulla scena le vite di nuovi personaggi.

Lei si appresta a interpretare per la prima volta Maddalena di Coigny a Bologna, un personaggio molto bello ma che tuttavia viene un po’ oscurato dall’importanza che ha il tenore in questo capolavoro: come sarà Maddalena nella sua lettura?
Maddalena è per me un personaggio che ha in sé tante sfaccettature. Si trova a vivere in contesti storici e politici differenti a seconda dell’atto che prendiamo in considerazione e questo fa di lei una ragazza in alcuni momenti più boriosa e bizzosa, in altri più debole e sofferente. Mi piace differenziare molto questi due caratteri del ruolo. Nel primo atto, immersa nel suo castello fatato, la vedo quasi come un personaggio fuori dal suo tempo, che vive in una realtà fiabesca di agio e ricchezza, che le consente di esprimere la sua capricciosità di ragazzina, forse viziata, e il suo scetticismo nei confronti dell’amore. L’ingenuità non le dà ancora modo di rendersi conto della realtà esistente fuori dalla Corte. Per questo mi piace ancora, in questo iniziale frangente, permeare la mia Maddalena di spensieratezza e risa. Dal secondo atto mi trasformo quasi in un altro personaggio e da gaia contessina divento una ragazza semplice, nel frattempo divenuta orfana e segnata dalle sofferenze. Cresce in Maddalena una certa maturità di donna, che a un certo punto la vede travolta da quel forte sentimento di amore per cui tanto lei aveva schernito Chénier. Questa è la sua prima e vera passione amorosa, che la porta a diventare una donna forte e coraggiosa nelle sue scelte. Esce dunque violentemente dal mondo ovattato in cui aveva vissuto e si trova catapultata in una realtà che la porta a essere una donna vera e reale del suo tempo, ma anche del nostro. Mi piace far emergere questa sua forza di volontà e audacia nel perseguire il suo ultimo fine. Non potrà salvare l’amato, ma con intrepida lucidità sceglie la morte come unica via di salvezza per suo amore.

Come procede il lavoro? Quale sarà la chiave di lettura registica per questo Andrea Chénier?
Questo Andrea Chénier sarà rappresentato in chiave tradizionale, il pubblico vedrà una rievocazione della realtà storica dell’epoca. Ben visibile sarà la contrapposizione tra i diversi strati sociali: lo sfarzo del primo atto e, a seguire, verrà esaltato l’atteggiamento di odio sempre più profondo che la borghesia nutriva nei confronti della nobiltà. Sullo sfondo non mancheranno effetti speciali con proiezioni e video che esalteranno i momenti più salienti della Rivoluzione e che si contrapporranno alla narrazione della storia d’amore appassionante e travolgente tra Maddalena e Chénier.

Dopo Maddalena debutterà in Aida in un grande teatro italiano, il cui nome non possiamo svelare poiché non ha ancora ufficialmente annunciato la prossima stagione: ci racconta questo personaggio?
Sono felice di interpretare il ruolo di Aida, altra donna forte e coraggiosa, per alcuni aspetti simile a Maddalena. Aida è un personaggio psicologicamente molto complesso e pervaso dai più disparati sentimenti. È forte in lei il conflitto tra l’amore per il padre Amonasro e l’amato Radamès, nemico del genitore. Verdi presenta forse appositamente le due coppie, Aida e Amneris da una parte e Amonasro e Radames dall’altra, proprio distinguendo così i due sentimenti che la struggono. Aida non è fin da subito decisa a far prevalere uno o l’altro, è confusa e turbata. Molto presente è in lei l’amore per la patria e per la famiglia, ma alla fine, come spesso accade, l’amore passionale femminile va al di là di ogni legge razionale. Aida decide di non scendere a compromessi e combatte con tutte le sue forze per raggiungere il suo ideale, pur andando incontro a un destino avverso. In questo per me c’è una grande similitudine anche con Maddalena, perché entrambe decidono di rinunciare alla propria vita e solo con la morte possono dar vita al loro sentimento di amore eterno.

A proposito di Aida, cosa pensa delle polemiche legate al cosiddetto black face? Lei si tingerà di nero?
Ultimamente si è parlato molto di questo argomento. La questione da affrontare sarebbe alquanto lunga, perché meriterebbe degli approfondimenti da tutti i punti di vista, che porterebbero a dar ragione o torto allo stesso tempo a tutti e a nessuno. Il problema più grande, che porta spesso a fraintendimenti e discussioni è, dal mio modesto parere, il non considerare che l’opera in esame è stata scritta in un momento storico e culturale dell’epoca che mal si concilia con una trasposizione ai giorni nostri. Oggi viviamo una realtà completamente diversa ed evoluta e, a parer mio, sarebbe una forzatura trovare delle similitudini con il passato. Proprio per questa ragione, considero le rappresentazioni di Aida, messe in scena ai giorni nostri, come dei meri “spettacoli teatrali” e per me, da questa prospettiva, lo spettacolo rappresenta, nel senso positivo del termine, una “finzione”, in cui poco importa il colore della pelle dei personaggi. Sono un’artista e amo profondamente dare vita a qualunque personaggio, e non importa il colore della pelle.

Come ha iniziato la sua carriera e perché ha deciso di perseguire questa strada?
La mia carriera è iniziata nel 2008 quando debuttai nella Bohème al Teatro Regio di Torino. Il mio percorso mi ha visto nascere prima come pianista e solo successivamente mi sono avvicinata al canto. Da ragazzina l’opera è stata per me una folgorazione e ancora oggi conservo questo fuoco di gioia che mi fa affrontare nuove produzioni e nuovi ruoli con la stessa emozione e intensità della prima volta. Credo sia così per ogni artista che ama il suo lavoro. Ho amato allo stesso modo tutti i ruoli che ho affrontato e questo momento della mia carriera artistica prevede un periodo di debutti che mi rendono particolarmente felice di poter affrontare nuovi personaggi con caratteri a volte molto differenti da quelli precedentemente interpretati. Mi piace approfondirne ogni aspetto e capire a fondo in quale miglior modo posso dar loro vita. La gioia di vivere il palcoscenico è qualcosa di impagabile per un artista.

Quali altri appuntamenti la vedranno impegnata in futuro?
Purtroppo non posso dire molto, perché le opere in cartellone non sono ancora state presentate. Per ora posso anticipare, oltre ad Aida, il mio debutto in Un ballo in maschera.

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