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Intervista al soprano Jacquelyn Wagner, Donna Anna per Muti al Regio di Torino

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Il soprano americano Jacquelyn Wagner si appresta a vestire i panni di Donna Anna nel Don Giovanni di Mozart da questa sera in scena al Teatro Regio di Torino con la direzione di Riccardo Muti. Già conosciuta sui principali palcoscenici del mondo, dove il suo repertorio spazia da Händel e Mozart, da Verdi a Puccini, si è imposta per le sue significative incursioni nel repertorio tedesco, soprattutto come Leonore nel Fidelio, Agathe in Freischütz e protagonista in Salome di Richard Strauss. In Italia, la scorsa estate, ha affrontato per la prima volta il ruolo di Magda ne La rondine al Festival Puccini di Torre del Lago e, prima di allora, era apparsa al Teatro alla Scala nel ruolo di Leonore in Fidelio diretta da Myung-Whun Chung e in quello di Eva ne Meistersinger von Nürnberg diretti da Daniele Gatti.
Nonostante sia americana, Jacquelyn Wagner ha concentrato la carriera soprattutto nei paesi di lingua tedesca e in Francia, specialmente in diversi ruoli mozartiani, straussiani, wagneriani (i cosiddetti ruoli jugendlich-dramatische, ossia quelli da soprano lirico spinto del repertorio tedesco). È molto apprezzata al Festival di Salisburgo, dove ha cantato Elsa in Lohengrin ed Eva nei Meistersinger sotto la direzione di Christian Thielemann, all’Opera di Parigi (Pamina in Die Zauberflöte, Donna Anna in Don Giovanni e Fiordiligi in Così fan tutte, questi ultimi in due nuovi allestimenti) e al Festival di Aix-en-Provence (Contessa in Le nozze di Figaro).
Il grande successo ottenuto nel ruolo del titolo in Salome a Innsbruck è stato preceduto da un altro ruolo straussiano, quello di Arabella, che l’ha lanciata all’attenzione internazionale in un allestimento alla De Nederlandse Opera Amsterdam e poi dall’altrettanto significativo approccio alla parte della Marescialla in Der Rosenkavalier. L’anima di soprano lirico di estrazione tedesca non le ha impedito, come detto, l’approccio al repertorio italiano. È stata infatti Desdemona in Otello, Alice nel Falstaff e Mimì ne La bohème e ora torna a sostenere la parte di Donna Anna. L’abbiamo incontrata alla vigilia dell’importante debutto torinese.

Dove e con chi ha studiato negli Stati Uniti?
Ho ottenuto il Bachelor’s Degree alla Oakland University in Michigan con Edith Diggory, una fantastica insegnante in una piccola università: è stata lei che ha dato forma alla mia voce e che mi ha incoraggiato a venire a cantare in Europa. Dopo quattro anni alla Oakland University ho ottenuto il Master’s Degree alla Manhattan School of Music a New York, dove ho studiato con Mignon Dunn.

Come è avvenuto il passaggio e il lancio in Europa?
Edith Diggory, la mia insegnante in Michigan, mi ha incoraggiato a fare domanda per una borsa di studio Fulbright per poter rimanere in Europa. Era convinta che avrei riscosso molto successo in Germania, e aveva ragione. Ho fatto domanda e ho ottenuto la borsa di studio quella stessa estate. Fui anche accettata per un anno come giovane artista alla Deutsche Oper di Berlino. Sono andata in Germania, ho studiato per un anno e poi ho iniziato il mio periodo da giovane artista alla Deutsche Oper. Poi sono rimasta altri due anni come solista regolare in quel teatro. Dopo quei tre anni a Berlino ho iniziato la mia carriera come cantante freelance.

Vuole descriverci le caratteristiche della sua voce in rapporto alle scelte del repertorio fino ad oggi operate?
Ho cercato di sviluppare la mia voce lentamente, ponendo molta attenzione sulla salute e longevità vocali. Ciò significa che mi sono concentrata moltissimo sul legato, sul flusso d’aria e nel mantenere la mia proiezione più controllata possibile, senza permetterle di diventare un suono “grasso”. Preferisco esser prudente in quello che canto in modo da poter affrontare Strauss, Puccini e Verdi, pur tornando molto spesso a Mozart e Händel per mantenere la voce in salute e duttile non cantando sempre ruoli più pesanti. Entrambi i mondi, quello di Strauss, Beethoven, e Puccini, con i loro suoni lussureggianti e accordi che semplicemente ti trascinano con le loro melodie, e quello di Mozart e Händel che mi permettono di ritornare a un suono più puro, con la loro orchestrazione più snella (in confronto a quella di Strauss e Puccini) e che rendono agile la mia voce con la coloratura e la bellezza della linea della musica, sono per me l’equilibrio ideale.

Per ora la sua carriera si è orientata soprattutto nell’ambito del repertorio tedesco pur non disdegnando significativi approcci a quello italiano. Perché?
Non ho affatto evitato il repertorio italiano. Adoro cantarlo. È solo che ho eseguito di più quello tedesco. Vivo in Germania e quelle sono le opere che mi sono state offerte, oltre a tanto Mozart. Comunque ho anche cantato diverse opere italiane, La bohème e La rondine di Puccini (quest’ultima a Torre del Lago), Otello e La traviata di Verdi, per esempio.

Non crede che la vocalità tedesca e quella italiana siano difficilmente compatibili?
No, niente affatto. Credo che sia d’aiuto ai cantanti avere repertori diversi, e che ciò permetta alla voce di rimanere duttile con le diverse esigenze del repertorio tedesco e italiano. Se si guarda ai grandi cantanti del presente e del passato, ce ne sono così tanti che cantano o hanno cantato opere italiane e tedesche con grande successo. Si pensi a Birgit Nilsson nei ruoli di Brünnhilde e Turandot, o Leonie Rysanek che affrontava Wagner e Strauss ma anche le eroine verdiane. O Astrid Varnay, Nina Stemme, Anja Harteros, Renée Fleming, Kiri Te Kanawa e persino Montserrat Caballé ha inciso una stupenda Arabella di Strauss. Penso davvero che non sia affatto un problema cantare tutto ciò che si sente giusto per la propria voce, e cambiare lingua e repertorio può aiutare la voce a rimanere giovane.

Quali sono gli orizzonti di repertorio verso i quali vorrebbe orientarsi in futuro, salvo gli impegni che già l’attendono?
Continuerò a cantare Mozart e i ruoli barocchi, e vorrei continuare a cantare quei pochi ruoli straussiani che ho già in repertorio. Vorrei poter aggiungere più repertorio italiano in futuro e persino alcuni ruoli francesi.

C’è una specifica parte o un tipo di vocalità, fra tutte quelle fino a oggi avvicinate, che risponde al meglio delle sue caratteristiche, in termini non solo vocali ma anche di temperamento?
Il mio ruolo preferito è sempre quello che canto o preparo in questo momento. Quindi adesso è Donna Anna, che adoro cantare. Un altro che mi sta molto a cuore è Arabella di Richard Strauss. Non solo amo la musica, ma adoro profondamente il personaggio. Sento con lei una connessione speciale. Ma ci sono molti ruoli nel mio repertorio che amo, e sento di poter “diventare” questi personaggi con grande naturalezza. Donna Anna è uno di questi.

Ha dei modelli di cantanti del presente che sono state per lei fonte di ispirazione?
Renée Fleming e Kiri Te Kanawa mi hanno influenzata moltissimo, soprattutto quando ero ancora all’università. Ma l’elenco si è definitivamente espanso nel corso degli anni. Deborah Polaski (anche mia maestra di canto), Bryn Terfel e Jessye Norman per nominarne solo alcuni.

È la prima volta che lavora con il Maestro Riccardo Muti e come è stato il suo primo incontro con lui?
Sì, è la prima volta e devo dire che è un enorme piacere. Non solo è un direttore sensibile, duttile e musicale, ma anche una persona incredibile. Rende le prove così piacevoli e rilassanti, ci fa sentire tutti a nostro agio in quel che facciamo, e fa musica a livelli tanto alti in modo così costante. Spero davvero che non sia l’ultima volta che ho l’onore di collaborare con lui.

Quali sono i valori aggiunti che la vicinanza con Muti le hanno donato in vista di questo suo nuovo approccio alla parte di Donna Anna?
Essere fedeli a Mozart, cantare quello che ha effettivamente scritto, e poi scopri così tanta altra musica dentro quel che ha scritto. È stato semplicemente meraviglioso lavorare con lui. Insiste sul testo, nell’usare i colori delle parole, e si assicura che non aggiungiamo niente a quel che ha scritto Mozart. È davvero una ventata d’aria fresca.

Chi è per lei Donna Anna e quale è la sua visione di questo personaggio, sul duplice piano, vocale e interpretativo?
Donna Anna è una donna che pensava che la sua vita fosse chiara, organizzata e programmata, fino a quando non è arrivato Don Giovanni, che ha suscitato dentro di lei una passione e desiderio di vendetta al contempo, prima eccitandola durante l’episodio della camera da letto e poi uccidendole il padre. La sua realtà, sicurezza e innocenza le vengono strappate in una sola sera. Tutte le emozioni che la attraversano sono palesi nella musica, il suo dolore, rabbia, desiderio di vendetta e in seguito il rendersi conto di non esser felice con Don Ottavio. Quindi tutte queste emozioni fanno di lei una donna molto complessa e ciò è evidente nella musica scritta per lei. Spero proprio di poter manifestare queste emozioni e portarla ancora di più in vita.

Perché secondo lei Donna Anna negli anni è divenuta appannaggio di voci più leggere?
Penso che abbia molto a che fare con le persone che si occupano dei “casting”, quali sono le loro preferenze per il ruolo, e chi canta gli altri ruoli. La seconda aria di Donna Anna è più leggera e ha molta coloratura, il che la rende ideale per voci più leggere. Comunque io penso che sia un ruolo che può esser affrontato sia da voci più grandi che da voci più piccole, purché il resto del cast sia ben equilibrato nel suo insieme.

Come si pone dinanzi al cosiddetto “teatro di regia” e agli allestimenti non sempre fedeli al dettato drammaturgico originario?
L’opera è arte, e ciò significa che è aperta a interpretazioni. Purché la regia abbia per me un senso e io possa trovare una maniera di comunicare i problemi del mio personaggio o le situazioni in cui si viene a trovare, non importa veramente se si tratta di regietheater o sia tradizionale. Ci sono regie belle e brutte in entrambi i casi, ma alla fine è sempre arte, e io faccio del mio meglio per fare musica e comunicare le emozioni del mio personaggio nell’ambito di quella regia.

Chi è Jacquelyn Wagner fuori dalle scene?
Mi piace correre, nuotare e fare yoga, e rimanere in stretto contatto con la mia famiglia in Michigan. Io e mio marito amiamo rilassarci quando siamo a casa, e andare al mare quando siamo in vacanza. Mi piace scoprire tutte le varie culture e lingue in ogni paese, ma è sempre bello tornare a casa.

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