Nativo di Sassuolo, Matteo Macchioni si accosta agli studi musicali sin dalla più tenera età, diplomandosi con lode in pianoforte nel 2007. Il 2010 può essere ritenuto il suo annus mirabilis: il giovane tenore partecipa, infatti, al talent show televisivo Amici di Maria De Filippi, gareggiando nella Squadra Blu; ma, soprattutto, viene scritturato da Daniel Oren per debuttare, nel giugno dello stesso anno, al Teatro Verdi di Salerno come Nemorino nell’Elisir d’amore di Donizetti. Da quel momento la sua carriera spicca il volo, e Macchioni affronta opere di Rossini, Mozart, Donizetti, Cimarosa, Puccini, Cilea, Britten. A oggi, si è esibito con successo su palcoscenici di prestigio e in festival di rilievo sia in Italia che all’estero, quali per esempio il Teatro alla Scala, il Carlo Felice di Genova, il Regio di Parma, il Maggio Musicale Fiorentino, il ROF di Pesaro, il Donizetti Festival di Bergamo, lo Stresa Festival, il Bregenzer Festspiele, il Tiroler Festspiele di Erl, il Theater Freiburg, l’Oper Leipzig, la Royal Danish Opera, la Welsh National Opera.
In queste settimane l’artista emiliano è impegnato in un tour in Danimarca, dove veste i panni di Ferrando nel Così fan tutte di Mozart, in una produzione diretta da Paul Goodwin e con regia di Tim Albery.
Come e quando ha capito che avrebbe voluto intraprendere la carriera teatrale?
Non l’ho capito, è semplicemente successo: è stata la carriera teatrale a raggiungermi. Dal 2010, anno del mio primissimo debutto, ho cantato in Europa e in tanti altri paesi del mondo, eseguendo centinaia di recite e concerti.
Nel 2010 ha partecipato al celebre talent show televisivo Amici di Maria De Filippi: cosa ricorda di quell’esperienza? Cosa le ha lasciato?
Ricordo con piacere quell’esperienza televisiva. Allora non ero un cantante, ma un giovane neolaureato in pianoforte con la nascente passione per il canto e uno strumento vocale assolutamente acerbo, da plasmare. Non sapevo ancora che avrei successivamente intrapreso la professione di cantante lirico.
Le dà fastidio che, ancora oggi, qualcuno accosti il suo nome soprattutto a quello di Amici? “Il primo tenore di Amici”, “Da Amici al palcoscenico”…
Non mi dà fastidio: Amici è stata un’esperienza che mi ha arricchito e mi ha dato l’occasione di capire quale fosse la mia vera vocazione.
Il suo debutto in un’opera lirica è avvenuto per volere nientemeno di Daniel Oren: L’elisir d’amore al Verdi di Salerno.
È stata la primissima esperienza su di un palco; sono riuscito a viverla con la giusta leggerezza. Il Maestro Oren in quell’occasione mi prese per mano e mi guidò al debutto, ben sapendo che il talento che portavo in dote aveva ampi margini di miglioramento e maturazione. Sono ricordi vivi e difficilmente dimenticabili.
Un’altra tappa fondamentale della sua carriera è il debutto alla Scala di Milano dove, nel 2017, ha interpretato il ruolo di Isacco nella Gazza ladra di Rossini. Come ha vissuto quella prova?
È stato emozionante debuttare alla Scala, teatro meraviglioso, pieno di professionisti. Il Maestro Chailly e il regista Salvatores mi hanno messo a mio agio e ho potuto così lavorare con il giusto mix di determinazione e tranquillità.
Qual è il compositore con il quale si trova in maggiore sintonia?
Rossini e Mozart sono il mio pane quotidiano. In pochissimi anni ho cantato più di 60 recite del Barbiere di Siviglia e della Cenerentola in giro per il mondo. Fondamentale in questo senso è stato lo studio, nel 2014, all’Accademia Rossiniana di Pesaro, presieduta dal compianto Maestro Alberto Zedda. Certamente i ruoli di belcanto rossiniani e mozartiani sono parte importante del mio repertorio.
Come si prepara quando deve affrontare una nuova partitura?
Studio completamente le parti di tutti, suono l’intera opera al pianoforte, poi finalizzo la preparazione, la memoria, lo stile, affidandomi a professionisti di mia assoluta fiducia. Arrivo sempre alla prima prova musicale in teatro con il ruolo pronto a memoria e rodato; non amo l’approssimazione e non amo chi mi mette fretta. Se non ho il tempo per essere eccellente dico semplicemente no: la preparazione e l’eccellenza stanno al primo posto. Sempre.
Un ruolo che le piacerebbe debuttare?
Rinuccio dal pucciniano Gianni Schicchi e Fenton dal Falstaff di Giuseppe Verdi.
Tra i tenori di ieri e di oggi, ha qualche modello di riferimento?
Sinceramente amo ascoltare vari interpreti. Non ho un nome su tutti gli altri: ci sono stati tenori straordinari nel passato e ce ne sono tutt’ora.
Sempre più giovani come lei stanno cercando di intraprendere la strada del cantante lirico: ha qualche consiglio per loro?
Non mi sento abbastanza navigato per dare consigli. Credo, però, che studiare seriamente e, soprattutto, capire cosa si possa cantare e cosa è meglio evitare, sia un primo passo importante.
Parliamo di attualità: in questi ultimi giorni il Coronavirus si sta diffondendo sempre più, e i teatri italiani sono chiusi fino al 3 aprile per contrastare ulteriori contagi. Qual è il suo pensiero al riguardo? Restrizioni eccessive o dettate dal buon senso?
Non mi permetterei di dare giudizi, ci sono le istituzioni per decidere e ci si deve attenere a ciò che viene prescritto o consigliato. Mi limito soltanto a dire che, se abdichiamo al nutrimento dell’anima che può dare l’arte, allora facciamo vincere la paura, ed è proprio ciò che eviterei assolutamente. Io sto lavorando, ho viaggiato e viaggerò nuovamente: non mi fermo, non mi chiudo. Ovviamente sto attento, sono una persona prudente e rispettosa delle regole, non vado all’arma bianca sprezzante dei pericoli, ma le fobie cerco di tenerle il più possibile lontane dalla mia persona e dalla mia anima.
Ora si trova in Danimarca per Così fan tutte di Mozart. Com’è la realtà teatrale danese? Ha riscontrato molte differenze con i teatri italiani dove ha lavorato sino a oggi?
In Danimarca sto lavorando benissimo, questa produzione sta andando davvero bene. Il teatro, peraltro grandissimo (la capienza è di più di 1700 spettatori), è praticamente sempre sold-out. L’orchestra suona meravigliosamente e l’ambiente di lavoro è collaborativo. Sono estremamente felice di portare la mia voce oltre i confini italiani. Non faccio confronti. Posso dire che l’unica differenza sostanziale sta nell’età del pubblico: mediamente, nel resto d’Europa è un pochino più bassa rispetto all’Italia.
Dove potremo ascoltare Matteo Macchioni in futuro?
Questo mese di marzo sono in tour con il Royal Danish Theatre in tutta la Danimarca con Così fan tutte. Immediatamente dopo volo a Mosca per un concerto con orchestra diretto dal Maestro Alessandro D’Agostini; poi, dopo un breve periodo di doverosa pausa, parto alla volta dell’Inghilterra, dove sarò protagonista di un lungo tour in tutto il Galles con la Welsh National Opera di Cardiff. Il ruolo è uno dei miei cavalli di battaglia, Almaviva dal Barbiere di Siviglia di Rossini.