Tra le tante celebrità dello star system internazionale che hanno partecipato, lo scorso 7 dicembre, al gala lirico al Teatro alla Scala “A riveder le stelle”, si annovera anche il soprano bulgaro Sonya Yoncheva. Nata il 25 dicembre 1981, formatasi a Plovdiv (sua città natale) e a Ginevra, moglie del direttore d’orchestra Domingo Hindoyan e madre di un bambino e di una bambina, la diva Yoncheva ha conquistato le platee di tutto il mondo con la sua vocalità rotonda e vibrante, dalla timbrica ambrata, e con l’innegabile fascino scenico. Vincitrice di numerosi premi (tra cui il primo premio al Concorso Operalia nel 2010), ha calcato con successo i più rinomati palcoscenici. Ricordiamo, almeno, i consensi ottenuti in teatri quali il Met di New York (Gilda in Rigoletto, La traviata, Desdemona in Otello, Mimì in La bohème, Tosca, Luisa Miller), Covent Garden di Londra (Norma, Micaëla in Carmen, Antonia in Les contes d’Hoffmann), Wiener Staatsoper (Juliette in Roméo et Juliette, Marguerite in Faust), Opéra de Paris (Iolanta, Lucia di Lammermoor, Élisabeth de Valois in Don Carlos), Staatsoper Unter den Linden di Berlino (La traviata, Médée, Tosca), Teatro alla Scala (Phani e Zima in Les Indes galantes, La bohème, Imogene in Il pirata), Teatro Real di Madrid (Giunone in Il ritorno di Ulisse in patria, Il pirata), Opernhaus Zürich (La traviata). Nota è, poi, la sua partecipazione a prestigiosi festival come il Salzburger Festspiele (Poppea in L’incoronazione di Poppea), Glyndebourne (La Fortuna in L’incoronazione di Poppea), Aix-en-Provence (Fiordiligi in Così fan tutte). Ecco come ha risposto alle nostre domande.
Il prossimo marzo uscirà per la Sony il suo nuovo album, Rebirth, un florilegio di arie e rarità barocche in collaborazione con l’ensemble Cappella Mediterranea. Ci parli di questo progetto e del tour di presentazione che ne seguirà.
È un bellissimo progetto che ho concepito una decina d’anni fa. Mi è sempre piaciuta l’idea di costruire un ponte musicale fra l’attualità e il passato, che contempli fra gli altri i primi compositori del Seicento come Monteverdi, Caccini, e altri successivi quali Cavalli. Quel progetto, in questo anno di pandemia, si è fatto sentire con una forza dirompente: avvertivo lo stimolo, la necessità di comprendere chi siamo attraverso l’esplorazione del passato; sentivo il bisogno di attuare un “azzeramento”, una rinascita (rebirth) musicale ma anche umana. Il disco uscirà a marzo 2021 e stiamo preparando una tournée che toccherà varie città come Barcellona, Bruxelles, Ginevra e anche Sofia, la capitale del mio Paese, la Bulgaria. Ci sarebbero anche altre tappe che, però, al momento non posso menzionare in quanto non sono ancora state calendarizzate.
Album da lei già presentato in anteprima nella prestigiosa cornice del Salzburger Festspiele.
Sì, lo abbiamo presentato in anteprima a Salisburgo l’estate scorsa: è stato un concerto per me davvero commovente, che mi ha regalato molte emozioni; avevo un grande desiderio di condividere con il pubblico le mie sensazioni. Fra l’altro, ricordo che molti spettatori, dopo il concerto, sono venuti in camerino con gli occhi pieni di lacrime, anche perché per molti di loro si trattava del primo evento dal vivo dopo il lockdown primaverile.
Sin dagli esordi, il repertorio sei-settecentesco ha avuto notevole importanza nella sua carriera: Monteverdi, Händel, Purcell, Rameau. Tra questi, c’è un compositore che predilige?
Sì, fra questi quattro compositori, nonostante siano tutti dei geni assoluti, Monteverdi è forse quello più vicino a me, perché trovo sia molto teatrale: compone sulla parola, ed esistono molteplici possibilità di interpretarlo, come nel teatro di prosa. Ovviamente non posso dimenticare Händel, un musicista che stimo parecchio, soprattutto per le sue scelte armoniche: sono come dei messaggi, dei codici speciali che colpiscono direttamente al cuore.
Dopo il Gala Ambasciatori Rolex del giugno 2019, poche settimane fa è ritornata a esibirsi al Teatro alla Scala. Che cosa si prova a cantare su questo palcoscenico?
Si provano tante emozioni diverse: per me la Scala è sempre stata come una cattedrale, un luogo sacro per la musica lirica e la nostra arte; dunque è molto importante cantare su quel palcoscenico. La prima volta è stata con William Christie in un titolo barocco, Les Indes galantes di Rameau, perché è così che ho cominciato la mia carriera; anni dopo, quando sono ritornata per il concorso Operalia, ho avvertito che fra me e questo teatro doveva nascere una relazione speciale. Ho capito che sarei dovuta tornare a Milano perché il contatto con il pubblico, la sala stessa, l’acustica sono molto particolari. Desidero ritornarci per altri bei progetti.
Nello spettacolo “A riveder le stelle” ha proposto la struggente aria “La mamma morta” dall’Andrea Chénier di Giordano. Come vede il personaggio di Maddalena di Coigny? Potrebbe essere uno dei suoi debutti futuri?
Indubbiamente, anzi ne sto già parlando con alcuni teatri. Proprio dopo aver cantato l’aria nel gala del 7 dicembre mi sono decisa a interpretare il personaggio nella sua interezza. Maddalena di Coigny è un ruolo che mi interessa particolarmente, la vicenda è fantastica. Poi certo, bisogna trovare un bravissimo tenore, ma è un compito che lascio ai teatri…
La pandemia tutt’ora in corso ha inciso drasticamente sulla vita quotidiana di ciascuno di noi. Come ha trascorso i periodi di chiusure totali e di inattività dei teatri?
Inizialmente è stata una situazione inattesa, per me come per tutti. In un secondo momento è divenuta l’occasione per rilassarmi un po’: da tanti anni giravo il mondo senza sosta e quando ci hanno detto “Basta, non si canta più, restate a casa”, l’ho presa come una specie di vacanza. Poi, però, è arrivato ben presto il momento della grande tristezza perché non si riusciva a vedere la fine di questa pandemia che, fra l’altro, non scorgiamo neanche adesso. Per reagire all’incertezza, ho cominciato a pensare a diversi progetti. Mi ha molto colpito la conversazione con un amico cantante, che mi ha confessato di non aver lavoro per svariati mesi e di non saper come fare a mantenere la famiglia. Un fatto per me inammissibile: ho quindi voluto dar vita a un progetto con il marchio Rolex per soccorrere i miei colleghi in difficoltà. Abbiamo organizzato tre concerti grazie ai quali è stato possibile aiutare più di cento artisti in tutto il mondo. Non sarà molto ma ritengo che, se ciascuno di noi facesse qualcosa, anche poco, forse riusciremmo, unendo le forze, a venire in aiuto di tutti coloro che hanno veramente bisogno. Mi auguro che questo progetto possa diventare una consuetudine, così da dare sollievo ad artisti colpiti non solo dal Covid, ma anche da altri problemi e difficoltà.
Sempre più teatri stanno ricorrendo alla formula del live streaming e delle dirette televisive. Cosa ne pensa di questa soluzione? Le sembra l’unica via percorribile?
Per il momento, considerata la situazione attuale, credo che si tratti dell’unica via percorribile. Ovviamente, come artista, ho bisogno di stare di fronte al pubblico, di sentire l’energia che proviene dalla sua presenza: avverto una mancanza incredibile quando devo cantare in una sala vuota. Prima di tutto l’acustica non è la stessa, ed è davvero triste vedere un teatro deserto. Credo però che, oggi, l’unico modo di comunicare con il nostro pubblico sia quello di utilizzare internet e i media, non vedo alternative. Un’altra questione sarebbe quella di capire quanto sia veramente rischiosa la presenza del pubblico a teatro, ovviamente non in una sala completamente piena: bisogna trovare una via di mezzo, perché non possiamo nemmeno distruggere un settore come quello degli spettacoli dal vivo, e sostenerne altri. Questa è, naturalmente, una mia opinione.
Quest’estate ha avuto modo di esibirsi spesso in Italia: a Firenze, a Lucca, a Caserta, a Verona. Come si trova a cantare e soggiornare nel nostro Paese?
Adoro l’Italia! Qualsiasi angolo della penisola è meraviglioso, affascinante, ricco di storia; ovunque si è circondati dalla bellezza, un nutrimento non solo per gli occhi, ma anche per lo spirito. Quando sono in Italia provo sempre un incredibile impulso a creare nuovi progetti. Amo questo mix italiano di modernità e tradizione, due caratteristiche se vogliamo agli antipodi, ma che gli italiani riescono a conciliare vivendole in maniera davvero equilibrata. Esibirsi in Italia è un piacere ancor più grande; il pubblico è stupendo: sono rimasta molto colpita, per esempio, a Lucca, dove gli spettatori cantavano alcune arie a memoria…questo non succede in altri Paesi.
Dopo aver esordito in ruoli soprattutto del repertorio barocco e settecentesco, ha accostato, via via, opere di svariati compositori, da Mozart a Verdi, da Cherubini a Puccini, da Čajkovskij a Bellini. Tra questi, quale ritiene più comodo per la propria vocalità?
Ho deciso di cantare questi ruoli perché mi stavano tutti molto comodi, in un modo o nell’altro. Mi piace scegliere i personaggi in base alle storie delle donne che interpreto; anche se parto dal carattere, la vocalità è fondamentale perché, ovviamente, devo anche saperli cantare. Poi amo pure cambiare stile perché credo possa giovare alla voce di un cantante: così facendo, rimaniamo non solo molto elastici nelle corde e nei muscoli vocali, ma anche a livello mentale, perché questo ci permette, in quanto interpreti, di avere nella nostra mente uno spettro molto più vasto del panorama musicale. Mi sembra giusto pensare alla musica come a un’arte globale, senza spezzettarla; naturalmente ci sono periodi distinti e diversi, ma credo sia più importante considerare il repertorio nella sua interezza e sapere interpretare con lo stile appropriato ciascuna epoca che stiamo affrontando. Quindi, per quanto mi riguarda, questa flessibilità fra le scritture, fra le espressività, torna utile sia dal punto di vista vocale che interpretativo.
Nel corso degli anni ha vestito i panni di svariate eroine, un vero e proprio ventaglio di personalità e caratteri femminili: Poppea, Fiordiligi, Mimì, Norma, Violetta, Tosca, Marguerite, Cleopatra, solo per citarne alcune. C’è un personaggio nel quale si riconosce maggiormente?
Mi riconosco in tante di queste donne, in Cleopatra per esempio, in Poppea e Mimì. Riguardo a Norma, inizialmente avevo un pregiudizio nei suoi confronti, perché mi sembrava un personaggio che indulgesse in eccessiva autocommiserazione e che avrebbe potuto reagire in maniera più energica. Avvertivo insomma dentro di me un conflitto – seppure lieve – inerente al carattere di Norma, ma la partitura belliniana è coinvolgente, il finale è così incredibile che, alla fine, ogni dubbio è stato velocemente dissipato. Violetta è, forse, la mia preferita perché è un personaggio esistito veramente, con un vissuto estremamente interessante: una ragazza giovanissima, piena di sogni, che voleva fuggire dal proprio paese natale e iniziare una nuova vita a Parigi, una fanciulla con numerose qualità, oltre a quella dell’essere seducente…mi sono in parte identificata in lei. Tosca mi ha conquistato perché ho desiderato, sin da subito, sottolineare il suo lato di donna giovane, innamorata, appassionata, sottraendola così a quella brutta tradizione che la rappresenta come una persona presuntuosa, bigotta, vuota. Tosca per me non è niente di tutto ciò: quando ho accettato di debuttarla, la mia prima idea è stata quella di dar vita al personaggio pensato da Sardou nel suo dramma, prima che Puccini lo reinterpretasse e trasponesse in musica.
Un ruolo che le piacerebbe debuttare?
Sono così tanti! Sicuramente Francesca da Rimini, un ruolo molto interessante. Mi piace affrontare opere desuete, ai margini del grande repertorio, e cercare di renderle note e accessibili. Com’è successo con Il pirata, un titolo che mancava alla Scala da tantissimi decenni, o con Médée di Cherubini. Sento questa necessità, come artista, di ridestare interesse attorno a opere che non siamo più abituati ad ascoltare in teatro.
Ci parli dei suoi impegni futuri.
I miei impegni futuri includono titoli che ho già debuttato e altri che riguardano il mio prossimo CD, muovendomi come sempre fra il Barocco e il Verismo e forse anche oltre, interpretando pure musica in cui nessuno si aspetterebbe di ascoltarmi.