Chiudi

Innamorata del belcanto – Intervista a Irina Lungu

Condivisioni

Ama dire la sua sui personaggi che interpreta e lo ha fatto anche per Anna Bolena. Il soprano russo Irina Lungu si prepara a interpretare la regina inglese nel capolavoro di Gaetano Donizetti in scena al Teatro Filarmonico di Verona. La prima è in calendario domenica 29 aprile: sul podio dei complessi scaligeri c’è Jordi Bernàcer, nel cast, oltre a Elena Mosuc che si alterna con Irina Lungu, figurano anche Mirco Palazzi (Enrico VIII), Annalisa Stroppa (Giovanna Seymour), Antonino Siragusa e Mert Süngü (Lord Riccardo Percy), Romano Dal Zovo (Lord Rochefort), Martina Belli (Smeton) e Nicola Pamio (Sir Harvey); l’allestimento è quello creato da Grahm Vick, con scene e costumi di Paul Brown, in coproduzione con il teatro Verdi di Trieste.

“Si tratta della mia seconda produzione – dice Lungu -. Ho debuttato il ruolo lo scorso anno ad Avignone, nell’allestimento che poi è stato anche alla Scala, e l’ho sentito subito mio. Ho atteso fino ad ora perché Bolena è una parte che richiede una notevole maturità artistica e vocale. Ricordiamo che è nato per Giuditta Pasta: presenta una scrittura prevalentemente centrale e richiede una voce omogenea, con un perfetto dominio tecnico in tutti i registri”.

Come sarà questa sua seconda Bolena?
Sicuramente più sciolta della prima: il debutto porta necessariamente con sé un po’ di tensione in più. Inoltre, mi fa davvero piacere portare Bolena qui a Verona, città e teatro ai quali mi sento particolarmente legata. Ho cantato qui in diverse produzioni e posso dire di sentirmi a casa: tutto ciò mi ha consentito di concentrarmi sul personaggio senza alcun tipo di stress.

Come sarà questo allestimento?
Sono arrivata a Verona con le idee chiare sul mio personaggio e devo dire che si sono perfettamente armonizzate con quelle di direttore e regista, cosa che non sempre accade. Mi piace approfondire i ruoli, ragionare su tutto, dai recitativi all’espressività del canto. La produzione è davvero molto bella: pur se nata per Mariella Devia, è stata adattata alle esigenze di noi interpreti. L’ambientazione è maestosa e racconta bene il contesto della corte ma anche il senso del destino tragico di questa donna combattuta tra passione, senso del dovere e sofferenza. La regia è molto coerente con il carattere dei personaggi e aiuta ad esprimerlo. Inoltre, tra noi del cast si è creata una bella sinergia e abbiamo condiviso in tutto l’impostazione dello spettacolo.

Donizetti è molto presente nel suo repertorio. Alla trilogia delle regine manca tuttavia Roberto Devereux: pensa di cantarlo in futuro?
È nei miei progetti, ma non subito: credo che quello di Elisabetta sia il ruolo più maturo dei tre. Stuarda invece l’ho debuttata molto presto, non ancora trentenne, alla Scala e l’ho cantata diverse volte. Mi sono avvicinata allo stile di Donizetti molto presto: da studente di Conservatorio in Russia, avevo un maestro innamorato del Belcanto e così ha fatta innamorare anche me di questa musica bellissima.

La scorsa stagione e quella in corso sono state per lei particolarmente impegnative, con addirittura cinque debutti.
Sì, diciamo che è stata un po’ una follia: due stagioni davvero intense! Oltre a Bolena, ho debuttato in Capuleti e Montecchi proprio qui a Verona, poi in Puritani, Corinna ne Il viaggio a Reims e infine in un ruolo che desideravo cantare da tanto tempo, Manon di Massenet. Nel futuro vorrei ripetere queste opere per perfezionarle e trovare con esse maggiore confidenza e scioltezza.

Ha detto che ama particolarmente Manon, perché?
Anzitutto, adoro il repertorio francese in generale. Manon, poi, è davvero un personaggio molto stimolante dal punto di vista interpretativo: ognuno dei cinque atti dell’opera esprime un lato totalmente differente della sua personalità. Offre quindi infinite possibilità all’interprete, anche più di Violetta in Traviata, forse perché più contraddittoria: Manon è una donna in conflitto perenne. E questa caratteristica credo sia un po’ propria della natura femminile più in generale.

Quali altri ruoli vede ha nel suo futuro?
Vorrei approfondire i ruoli donizettiani: ripeterò sicuramente Lucia. Mi interessa molto Mozart e vorrei debuttare quale Contessa ne Le nozze di Figaro: in un certo senso è una gravissima mancanza nel mio repertorio, anche perché mi sento perfetta per questo ruolo, ma non si è mai creata l’occasione di cantarlo. Con calma, vorrei poi avvicinare il repertorio verdiano, cominciando magari da Otello. Nell’immediato, dopo questa Bolena, torno a Vienna, altro teatro con cui ho rapporto molto particolare, per vestire di nuovo i panni di Traviata, ruolo che ho cantato di più in assoluto nella mia carriera, oltre 150 volte. Mi aspetta poi il debutto in Australia, all’Opera di Sydney: non vedo l’ora di cantare Gilda in Rigoletto, con Renato Palumbo alla direzione, un ruolo che mi ha portato fortuna e successo, con cui ho debuttato al Met e a Parigi.  Sarò quindi a Madrid con Faust, e a Tenerife per Lucia.

Lei è stata allieva di Leyla Gencer: che ricordo ha di questa grande artista?
Ero già una fan di Leyla Gencer proprio grazie a questo mio precoce amore per il Belcanto e per Donizetti: incontrarla all’Accademia della Scala è stata una grande emozione, come per tutti avvicinarsi a personalità di questo calibro. Con lei ho preparato due ruoli di Donizetti: Parisina e Ugo conte di Parigi. Non riuscivo a vedere una distinzione tra i personaggi che Leyla Gencer ha interpretato e la sua persona: erano un tutt’uno. Era una donna molto stimolante, aveva un grande carisma ed era piena di sense of humor.

image_print
Connessi all'Opera - Tutti i diritti riservati / Sullo sfondo: National Centre for the Performing Arts, Pechino