Gioachino Rossini come nume tutelare. Non potrebbe essere altrimenti per il mezzosoprano Teresa Iervolino, 28 anni, dotata di una voce ampia, scura e timbrata, che si ricollega alla più schietta tradizione interpretativa del Cigno di Pesaro. A soli cinque anni dal suo debutto, la cantante napoletana vanta già una carriera di respiro internazionale, destinata a ulteriori, importanti traguardi nei prossimi mesi. La incontriamo a Parigi, dove in questi giorni è protagonista di Cenerentola di Rossini all’Opéra Garnier, in un nuovo allestimento affidato alla regia di Guillaume Gallienne, con la direzione di Ottavio Dantone.
Come ci si sente a calcare il palcoscenico di un teatro così importante?
Sono felicissima: vivo questa esperienza con grande entusiasmo, come un bel volo più che come la tappa di un cammino. Vorrei sempre più donare qualcosa al pubblico, che poi è il motivo per cui ho deciso di fare la cantante: donare qualcosa a chi mi ascolta, sentimenti, emozioni, speranze tutto tramite il potere della musica.
Parliamo del personaggio di Cenerentola e della sua interpretazione.
Questa per me è la quarta produzione di Cenerentola. Si tratta di uno spettacolo che evidenzia molto la vena drammatica dell’opera. Cenerentola non è del tutto un’opera comica ma, come dice la partitura stessa, un dramma giocoso, cosa che spesso si dimentica. Soprattutto, Cenerentola non è un personaggio buffo: inizia a sognare un futuro migliore e a vedere uno spiraglio per sé nel momento in cui il coro annuncia il principe, quindi si ribella alla gabbia in cui si trova. Su questo abbiamo lavorato con il regista, sull’idea di una bambina maltrattata da un papà, che è un patrigno crudele, crudeltà che si mostra in vari momenti come quando gli dice “ella morì”. Vogliamo dare al pubblico un’immagine diversa da quella che la tradizione ci consegna del capolavoro rossiniano. Questa produzione mi ha fortemente coinvolto, anche a livello psicologico.
Quanto sente questo personaggio vicino alla sua sensibilità?
Moltissimo. Cenerentola in fondo è una bambina che sogna e che poi vede realizzato il suo sogno: una favola che tutti vorremmo vivere.
Quali impegni la attendono dopo la Cenerentola parigina?
A fine luglio sarò a Beaune per Tancredi in forma di concerto. È un’altra opera che amo particolarmente anche per i valori che la animano: l’amore per la patria, la fedeltà nell’amore, il sacrificio. Cose oggi decisamente buttate nel dimenticatoio dell’animo umano.
Nel suo futuro c’è un nuovo personaggio rossiniano: Arsace in Semiramide, che interpreterà il prossimo anno alla Fenice di Venezia. Come si prepara a questo appuntamento?
Si tratta del debutto in un ruolo che non vedevo l’ora di interpretare. Lo sognavo da quando ho iniziato a cantare, anche perché è uno dei titoli le cui arie sono stati per me cavalli di battaglia in concorsi e audizioni. Spero di donare forza e carattere al personaggio di Arsace, restituendo il più possibile al pubblico quello che Rossini desidera nel suo capolavoro. Poi, il debutto avviene in un teatro dove ho già lavorato per due produzioni e dove sono contentissima di ritornare: l’ambiente è pieno di energia e lo staff è come una famiglia.
Rossini sembra al centro della sua carriera. Ci sono altri autori nel suo orizzonte?
In un certo senso, per me, Rossini è come una divinità tutelare e sento l’esigenza di cantarlo anche perché lo sento come una cura per la voce. Tuttavia, in prospettiva, ci sono anche altri autori e altri ruoli.
Quali?
Adalgisa in ottobre a Salerno con Daniel Oren sul podio. Sto studiando la parte in questi giorni: si tratta di un esperimento che spero frutterà una apertura del mio percorso e del mio repertorio. Noi cantanti abbiamo anche bisogno di allenare il muscolo e la mente diversamente. Adoro cantare Rossini ma ogni tanto amo provare nuove strade, dove vivo un canto più legato, spianato, e personaggi molto diversi da quelli rossiniani.
E poi c’è Donizetti.
Sì: a fine agosto sarò a Salisburgo per Lucrezia Borgia con colleghi strepitosi, e l’anno prossimo la riprenderò a Monaco con un altro cast stellare, con Edita Gruberova e Juan Diego Florez. Adoro il personaggio di Maffio Orsini: non solo lo sento consono alla mia vocalità, mi piace anche molto dal punto di vista caratteriale. Un giovane scanzonato che ama divertirsi, ma soprattutto un ragazzo che vive i valori della fedeltà, dell’amicizia e del rispetto.
Ci sono ruoli che vorrebbe cantare e che non ha ancora affrontato?
In prospettiva ho diversi ruoli che mi piacerebbe interpretare e che spero di affrontare quando ci sarà una diversa maturità vocale. I miei sogni nel cassetto sono Carmen, Dalila e Amneris.