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Napoli, al San Carlo inizia l’era Fuortes: presentata la “Butterfly” con la regia di Ozpetek

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“Carlo Fuortes? È l’uomo dalle mani d’oro. Sono certo che con la sua nuova sovrintendenza il Teatro San Carlo, luogo già d’oro di per sé per struttura e storia, si vestirà di brillanti”. A scommetterci è il cineasta Ferzan Ozpetek, tornato in questi giorni a Napoli per rimontare con annunciati ma non precisati cambiamenti la sua rilettura della Madama Butterfly di Puccini proposta nella primavera 2019 al Lirico partenopeo e così esordendo al tavolo della conferenza stampa di presentazione della ripresa per la Stagione 22/23 (da martedì 12) della sua terza prova sulle assi dell’opera (dopo Aida e Traviata) giocata a suo tempo fra qualche nuova invenzione prospettica e non troppe scintille. Ne ricordiamo, a oggi, la trovata della voce del mare fuori campo a inizio spettacolo, l’azzardo erotico nel duetto a corpi seminudi a suggello del primo atto, il grande video-ritratto realizzato da Luciano Romano, le quattro figuranti in sala a rifrazione della protagonista. E, in particolare, la diversa tornitura di una Cio-Cio-San non vittima ma donna forte e consapevole, le velate inclinazioni omosessuali tanto di Goro che di Suzuki (si rinvia alla recensione pubblicata alla prima da Connessi all’Opera). Tuttavia, ferme restando le coordinate dell’allestimento con scene di Sergio Tramonti, costumi di Alessandro Lai e luci di Pasquale Mari, diversa sarà la bacchetta (dirige il direttore musicale stabile Dan Ettinger, alla sua prima Butterfly per la Fondazione, anche lui al tavolo dell’incontro) e in gran parte cambiato sarà il cast che vede affidati i ruoli principali ad Ailyn Perez (12, 17, 24 e 27 settembre) in alternanza con Valeria Sepe (15, 20, 26, 28) mentre il ritorno di Saimir Pirgu (12, 17, 24 e 27 settembre) vedrà condiviso il Pinkerton “burattino” con Vincenzo Costanzo (15, 20, 26, 28). Al loro fianco cantano: Marina Comparato (Suzuki), Ernesto Petti (Sharpless), Paolo Antognetti (Goro), Ildo Song (lo zio Bonzo), Paolo Orecchia (il principe Yamadori), Laura Ulloa (Kate Pinkerton). Orchestra e Coro naturalmente di casa, quest’ultimo preparato dal maestro aggiunto Vincenzo Caruso.

A ogni buon conto, più che su una Butterfly in ripresa che poco giustificava la presenza della stampa nella hall dell’Opera cafè, il fuoco della conferenza si è prevedibilmente giocato intorno alla presenza e alle parole di Carlo Fuortes, nuovo vertice del Lirico napoletano, già sovrintendente dell’Opera di Roma ed ex ad della Rai, al lavoro in Teatro da appena sei giorni. Fuortes che ha subito invitato all’esclusiva attinenza al tema della prima produzione allestita in parallelo al suo incarico.
“Non credo sia il caso di raccontare ora il progetto di sviluppo di questo meraviglioso teatro. Farlo – ha immediatamente chiarito – sarebbe un atto di arroganza, anche perché un tale impegno va costruito con i lavoratori, con la città. In queste settimane vanno intanto avanti i programmi già stabiliti. Posso però dire che le prime impressioni – e ne sono veramente felice – sono state assolutamente superiori alle mie aspettative avendo già riscontrato un clima molto positivo, di grande motivazione oltre a un livello qualitativo decisamente alto fra le compagini artistiche, nei comparti tecnici, tra gli uffici amministrativi e della dirigenza. Sono condizioni fondamentali – e non sempre verificabili, vi assicuro – per puntare al grande teatro d’opera. Nel frattempo si è dovuto provvedere alla nomina immediata del nuovo maestro del Coro, Andrés Máspero, direttore uscente dal Teatro Real di Madrid. È un artista di rara esperienza e calibro che, certamente, porterà un grande vantaggio al San Carlo”.

Poi, il suo pensiero corre subito alla violenta uccisione del giovane cornista Giovanni Battista Cutolo. “Un fatto di cronaca terribile – commenta il neo sovrintendente – accaduto a soli duecento metri dal teatro e che dunque carica, ancora una volta di più nella Fondazione, la responsabilità nella crescita sociale e non solo culturale dell’intera città, a partire dai più giovani e dalle aree maggiormente difficili, moltiplicando l’offerta, investendo si fasce mirate. Questo sarà senz’altro uno dei cardini del progetto di sviluppo futuro. A tal merito stiamo istituendo una borsa di studio intitolata al giovane cornista scomparso non solo per ricordarne debitamente la memoria, ma per sostenere gli studi e l’incremento artistico dei nuovi musicisti. E sempre a Giovanni Battista sarà dedicata la prima recita della Madama Butterfly, preceduta da un minuto di silenzio”.

Poi Fuortes illustra a grandi linee la produzione, passa la parola al direttore Ettinger, quindi al regista Ozpetek. Il primo, che dunque per ora resta sul podio stabile della Fondazione, garantisce attenzione alla tradizione ma al contempo, considerandone “i rischi di rimanere bloccati nello spartito”, si è detto pronto a riscoprirne nuove esposizioni. Il cineasta, da parte sua, ha espresso grande gioia nell’essere tornato a ritoccare l’opera per il San Carlo. “A me piace sempre trovare nuove strade attraverso la classicità. In pratica, niente “facciamolo strano”, ma una continua ricerca sui movimenti, nelle espressioni, secondo regole che ho sempre seguito nei miei film, nelle Fate ignoranti, sul palcoscenico d’opera”. Vale a dire che, i cambiamenti rispetto alla scorsa edizione, sono attualmente ancora in corso e si vedranno direttamente sul campo.

Dall’entusiasmo per aver invitato e fatto conoscere la lirica a tre giovani bariste di un’attività vicina all’Hotel Vesuvio, nei giorni della Traviata al San Carlo è nata inoltre oggi – altra notizia spesa in conferenza – l’idea di acquistare per la prossima Butterfly ben duecento biglietti da donare appunto agli spettatori di ultima generazione. E sempre fra le novità dell’occasione, c’è la creazione per la scena di un tappeto/arazzo tessuto in nylon rigenerato ed ecosostenibile ricavato dal riciclo di reti da pesca dismesse o non usate. Il tutto entro un percorso di co-progettazione con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Siracusa, MADE Program, coordinati dal docente di “Antropologia progettuale” Andrea Anastasio, ospite di una masterclass che si è svolta presso le Officine del San Carlo a Vigliena, nella quale l’artista e designer di fama internazionale ha raccontato il progetto che ruota intorno alla sostenibilità e ai temi dell’economia circolare, esplorando le connessioni tra arte, artigianato artistico e design. L’opera sarà donata al polo artistico e formativo del Teatro a Vigliena.
Infine, fuori conferenza, ancora un paio di dichiarazioni rilasciateci da Carlo Fuortes.
“Ogni teatro è una cosa a sé. Il modello messo a segno a Roma ha certamente la sua importanza in termini operativi nella definizione dei nuovi obiettivi ma ora sono al San Carlo, Istituzione che ha una sua precisa identità e tutt’altra storia. Si lavorerà senz’altro in tale direzione, valorizzandone l’immenso patrimonio artistico e culturale ma, al contempo, non dimenticheremo mai il nostro tempo. Dunque puntando anche sull’arte a noi contemporanea”.

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