È morta oggi a Roma all’età di 92 anni Antonietta Stella. Nata il 15 marzo 1929 a Perugia, dove studia al Conservatorio Morlacchi, nel 1950 vince il concorso del Teatro Sperimentale di Spoleto, debuttando quello stesso anno nel Trovatore. La sua ascesa è rapidissima: nel gennaio 1951 canta per la prima volta all’Opera di Roma nella Forza del destino accanto a Mario Del Monaco e, a poca distanza di tempo, in Trovatore. Nella stagione 1951-52 è Sieglinde nella Walkiria a Bologna ed Elisabetta nel Tannhäuser a Genova, poi nel giro di breve tempo esordisce sui maggiori palcoscenici italiani, cogliendo un importante successo al Maggio Musicale Fiorentino con l’Aroldo, che l’impone all’attenzione generale come una delle più notevoli voci di soprano lirico-spinto (tendente al drammatico) del momento. Da allora Antonietta Stella si orienterà sempre più decisamente verso il repertorio verdiano, cui in seguito affiancherà anche opere pucciniane e veriste.
Alla Scala debutta nel 1954 con Otello e torna poi più volte nel teatro milanese fino al Trovatore inaugurale della stagione 1963-63: vi interpreterà molti dei più impegnativi ruoli verdiani, ma anche la Donna Anna del Don Giovanni e la pucciniana Suor Angelica. Intanto, inizia anche una intensa carriera internazionale: nel 1954-55 debutta al Covent Garden in Aida e nel novembre 1956 al Metropolitan di New York ancora in Aida. Sia la critica inglese che quella americana apprezzano in quelle occasioni il calore, il timbro e il vigore della sua voce, pur auspicando una maggior attenzione agli aspetti espressivi. Riserve che cadranno di lì a poco, dopo il suo Trovatore al Metropolitan e dopo la sua veemente Tosca sempre al Met nel febbraio 1957, con la direzione di Mitropoulos. In seguito tornerà ancora al Metropolitan fino al 1960, cogliendovi un particolare successo con Madama Butterfly nel 1958. La sua interpretazione dell’eroina pucciniana sarà poi applaudita in tutto il mondo per la toccante e tenera commozione impressa al ruolo, anche grazie a una recitazione curata nei minimi dettagli, studiata appositamente con un regista giapponese. Memorabile il successo ottenuto come Cio-Cio-San all’Opera di Roma nel 1958.
Verso la metà degli anni Sessanta si evidenzia un leggero declino dei suoi pur notevoli mezzi vocali, circostanza che la induce ad alternare al suo abituale repertorio drammatico anche ruoli vocalmente meno pesanti. Seppur meno fulgida rispetto agli anni precedenti, la sua carriera continuerà intensa tanto in Italia che all’estero. Ancora nel 1970 darà ottime prove di sé alla Rai di Roma nell’Agnese di Hohenstaufen (nella parte di Irmengarda) e nell’Attila entrambe dirette da Muti, ma nel 1971 la sua Tosca all’Opera di Roma rivela una accentuata decadenza vocale, mettendo fine in modo prematuro alla sua carriera, proseguita saltuariamente fino alla metà degli anni Settanta con opere di non grande impegno come Maria Antonietta di Terenzio Gargiulo (Roma, 1973) e Maria Stuart di Enzo De Bellis (Napoli, 1974)
La voce di Antonietta Stella è stata indubbiamente fra le migliori di quegli anni, il che le ha permesso di affermarsi in un repertorio che veniva praticato, contemporaneamente a lei, da cantanti quali la Callas, la Tebaldi e la Cerquetti. Aveva timbro limpido e contemporaneamente capace di molti chiaroscuri, grande ampiezza nei fiati, tecnica discretamente affinata nei vocalizzi e nelle note filate e smorzate. A tutto questo sapeva aggiungere accentazione drammatica e irruenza d’interprete sostenute da una sottigliezza e uno scavo interpretativo sempre adeguati.