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Londra, la carica degli italiani alla Royal Opera House

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A marzo di quest’anno avevamo riferito delle anticipazioni per la Stagione operistica 2021-2022 della Royal Opera House di Londra (qui l’articolo). Sono stati ora resi noti tutti i dettagli, inclusi i cast completi per ciascun titolo in cartellone. Confermati tutti i grandi nomi, come avevamo riportato in precedenza. Quello che emerge invece come elemento di rilievo è una forte componente italiana sia nella programmazione, che nella formazione dei cast. Ben 13, su 23, i titoli dell’opera italiana previsti, a partire da Rigoletto che aprirà la stagione il prossimo settembre, per proseguire con Traviata, Macbeth, Tosca, Nabucco, Le nozze di Figaro, Bajazet, Don Pasquale, Madama Butterfly, Così fan tutte, il dittico Cavalleria rusticana-Pagliacci, Otello e a chiusura di stagione un Attila in forma di concerto. Oltre una ventina invece, gli artisti del Bel Paese tra cantanti e direttori, che saranno impegnati nella prossima stagione nel maggior teatro d’oltremanica.

Il basso profondo Andrea Mastroni sarà l’unico italiano a far parte del primo cast delle recite di apertura di Rigoletto (a fianco di Lisette Oropesa e Carlos Álvarez) nel ruolo di Sparafucile che lo ha già visto calcare numerosi palcoscenici internazionali, tra cui quello del MET. Un secondo cast, sempre prestigioso, è in programma anche per la ripresa del titolo a febbraio 2022 con gli italiani Luca Salsi e Rosa Feola (al suo debutto alla ROH), rispettivamente nei panni di Rigoletto e Gilda, al fianco della superstar internazionale Javier Camarena come Duca di Mantova.
Il mezzosoprano Elena Zilio, che calca i palcoscenici dal 1963, torna al Covent Garden per interpretare due ruoli: tra settembre e ottobre 2021 sarà la vecchia Buryjovka in un nuovo atteso allestimento di Jenufa con Asmik Grigorian nel ruolo del titolo, mentre a luglio 2022 riprenderà la sua mitica Mamma Lucia in Cavalleria rusticana con la regia di Damiano Michieletto a fianco di Anita Rachvelishvili (Santuzza) e Jonas Kaufmann (Turiddu). Nelle stesse date, il baritono Mattia Olivieri sarà Silvio in Pagliacci accanto al Canio di Jonas Kaufmann e la Nedda di Ermonela Jaho.
A novembre 2021, il soprano Anna Pirozzi riprenderà il ruolo di Lady Macbeth nella produzione di Phyllida Lloyd che l’aveva vista già protagonista alla ROH nella stagione 2017/2018, quando si era alternata ad Anna Netrebko che quest’anno invece, aprirà la stagione del Teatro alla Scala proprio con questo ruolo, salvo poi ritornare al Covent Garden a gennaio 2022 con un atteso e discusso debutto come Abigaille in Nabucco. A dicembre 2021 Pirozzi sarà anche Floria Tosca a fianco del nuovo tenore lanciato dalla Decca Freddie De Tommaso (Cavaradossi) e il baritono italiano Claudio Sgura (Scarpia). In un ciclo di recite che riprenderà a febbraio 2022, Pirozzi passerà il testimone all’immancabile Angela Gheorghiu che è ormai storica nonché prima interprete di questa produzione del 2006 firmata da Jonathan Kent.
Ben sette italiani per la ripresa a gennaio 2022 de Le nozze di Figaro nell’allestimento di David McVicar: Riccardo Fassi (Figaro), Giulia Semenzato (Susanna), Davide Luciano (Il Conte d’Almaviva), Federica Lombardi (La Contessa), Monica Bacelli (Marcellina), Gregory Bonfatti (Don Basilio) e Gianluca Buratto (Bartolo). Come dire, chi meglio degli italiani per portare in vita il libretto di Da Ponte!
A febbraio 2022, sul palcoscenico del Linbury Theatre, il nuovo teatrino ospitato negli spazi della ROH al Covent Garden, andrà in scena per la prima volta un’opera di Vivaldi, Bajazet, con un allestimento prodotto dalla Irish National Opera per la regia di Adele Thomas. Per il ruolo del titolo è stato scelto Gianluca Margheri, unico italiano in un cast interamente anglofono.
Il basso baritono Ildebrando D’Arcangelo ritorna alla ROH per interpretare Don Pasquale nella ripresa della produzione di Damiano Michieletto in programma a maggio 2022 (Norina sarà Pretty Yende). A giugno dello stesso anno Gianluca Terranova interpreterà il ruolo di Pinkerton in alcune recite di Madama Butterfly. Serena Galli e Lucio Gallo saranno invece Despina e Don Alfonso in Così fan tutte che andrà in scena a cavallo di giugno e luglio 2022.

Tre direttori italiani – Antonello Manacorda, Giacomo Sagripanti e Renato Balsadonna – si alterneranno alla direzione della ripresa della produzione evergreen di Traviata di Richard Eyre. Sagripanti sarà anche impegnato nella direzione delle recite di Don Pasquale. Infine a luglio 2022, Speranza Scappucci – come anticipato nel nostro precedente articolo – debutterà alla ROH dirigendo due recite di Attila in forma di concerto con un cast stellare che annovera Ildar Abdrazakov, Sondra Radvanovsky, Simon Keenlyside e Joseph Calleja.

Lasciamo alcune considerazioni generali al termine di questo articolo. Prima di tutto, constatiamo che nell’anno di Brexit, dopo la minaccia concreta di isolamento culturale e le nuove regole più severe per gli ingressi nel Regno Unito, la ROH sia riuscita ad assicurarsi una cospicua presenza artistica internazionale, compresa una folta rappresentanza italiana. Quanto poi sia effettivamente facile per gli artisti italiani ottenere permessi per ingaggi retribuiti di breve termine rimane tutto da vedere e sarà interessante osservare se ci saranno degli intoppi o se funzionerà tutto alla perfezione. Sarebbe spiacevole leggere di cantanti fermati alla frontiera.
Una seconda considerazione riguarda un tema fortemente dibattuto in Italia, ovvero quello degli ingaggi ai cantanti italiani in eventi operistici di rilievo dove, salvo i soliti noti rappresentati dalle solite arcinote agenzie, vengono sistematicamente preferite le strapagate stelle internazionali. Verrebbe da dire che tutto il mondo è paese visto che anche nel Regno Unito si discute dello spazio riservato ai cantanti inglesi. Pure la ROH sembra privilegiare le stelle internazionali e i grandi nomi, anche se in fin dei conti gli spazi per i cantanti inglesi si trovano, soprattutto per riprese di produzioni assodate o per titoli prettamente inglesi come Britten, ma forse non in maniera così sistematica, come auspicato da alcuni. Va meglio in altre istituzioni prettamente inglesi come la ENO.
Quanto al resoconto della presenza italiana alla ROH che abbiamo appena presentato, escludendo una manciata di assi pigliatutto ampiamente presenti anche nei cartelloni italiani, questo sembrerebbe convalidare l’impressione che le opportunità per molti conterranei – nell’opera così come in altri campi – continuano a rimanere principalmente all’estero.

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