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Artisti all’Opera – Hogarth, Stravinskij e La carriera di un libertino

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Cinquanta anni fa, il 6 aprile 1971, si spegneva a New York l’eclettico compositore russo naturalizzato statunitense Igor Stravinskij. Prolifico autore di musica, soprattutto per balletti, tra i suoi lavori teatrali fondamentale è l’opera in tre atti The Rake’s Progress, su libretto dei poeti Wystan Hugh Auden e Chester Kallman; il debutto avviene alla Fenice di Venezia nel 1951. Per la sua composizione, Stravinskij si ispira a una serie di incisioni, databile agli anni 1732-1735, del pittore londinese e autore di stampe satiriche William Hogarth (1697-1764); essa si intitola, appunto, La carriera di un libertino, e viene conosciuta dal musicista nel 1947 tramite gli esemplari conservati all’Art Institute of Chicago.

Nella Carriera di un libertino, improntata a un arguto e penetrante linguaggio teatrale, quasi da pantomima, Hogarth narra le vicende del giovane facoltoso Tom Rakewell, figlio di un ricco e avaro mercante defunto, sondandone con occhio appassionato l’ascesa, il declino e la definitiva caduta; entro il 1735 l’artista britannico realizza anche un ciclo di dipinti, a olio su tela, esposti al Sir John Soane’s Museum di Londra, dai quali verranno tratte le incisioni. In questo ciclo morale di inusitata potenza drammatica, per una cui lettura puntigliosa rimandiamo al bel saggio breve del ‘67 dello scrittore e saggista Gabriele Baldini Il libertino, il pettirosso, musica tra le fiamme, seguiamo pari passo le vicissitudini di Tom.

Nella prima tela, L’eredità, il protagonista, tornato a casa da Oxford, si fa prendere le misure dal sarto per l’abito da lutto, mentre liquida con alcune monete la disperata Sarah Young, fanciulla da lui messa incinta, e la madre di lei. Nella seconda, La Levée, Tom è diventato un giovane frivolo e alla moda, e accoglie nella sua nuova dimora una folta schiera di personaggi: per esempio, un suonatore di clavicembalo (forse Händel o Porpora), un anziano architetto di giardini, un maestro di scherma, un fantino inginocchiato. Curioso notare come, nella stampa, sia presente, sulla sinistra, una lunga lista di doni fatti dall’aristocrazia al celebre castrato Farinelli, e a terra si veda una sua effigie con il cartiglio “One God one Farinelli”. Nella successiva, L’orgia, il libertino ubriaco è abbandonato scomposto su di una sedia in una taverna a Bridge Street, intento ad amoreggiare con una prostituta (che gli sottrae furbescamente l’orologio), circondato da una vivace fauna da bassifondi, tra meretrici, suonatori, loschi avventori. Segue L’arresto, con Tom – oramai privo di mezzi – in procinto di essere arrestato mentre percorre in portantina St. James Street, salvato in extremis da Sarah Young, che offre del denaro ai due magistrati poiché liberino l’uomo da lei ancora amato.

Nel quinto dipinto, Il matrimonio, lo scapestrato Rakewell sta sposando una vecchia, brutta e orba ereditiera lanciando, nel contempo, occhiate d’intesa alla piacente cameriera; l’episodio si svolge nella diroccata e decadente chiesa di Marylebone, nella periferia londinese, luogo consacrato alle unioni clandestine. Sul fondo della tela, la custode del luogo di culto scaccia in malo modo Sarah con una neonata in braccio e la mamma. La bisca è ambientata in una tetra e squallida sala da gioco, dove è appena scoppiato un incendio; la scena è dominata da un tavolo da gioco attorno al quale ruota un carosello di ritratti che personificano i vari stadi dell’abiezione e del vizio; Tom è inginocchiato al centro, senza parrucca, l’espressione arrabbiata e un pugno stretto verso il cielo, sconfortato per l’ingente perdita subita. Proseguendo, nel quadro La prigione Rakewell è incarcerato a Fleet per debiti di gioco; accanto a lui, l’anziana moglie sbraita e lo insulta, mentre sulla destra Sarah Young, venuta a confortare l’amato, sviene per il dolore. Chiude la serie Il manicomio a Bedlam: il libertino giace a terra seminudo, i polsi e le caviglie incatenati, in preda a una crisi e soccorso da due infermieri e dalla devota Sarah. Intorno a lui, un variegato e inquietante campionario di folli (tra questi, un sarto, un musicista, un mistico), e due eleganti visitatrici che assistono alla scena con falsa ritrosia, commentando morbosamente quanto accade.

In copertina:
WILLIAM HOGARTH
The Tavern Scene, 1732-33
Sir John Soane’s Museum, Londra

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