Ben noto è il legame tra il pittore veneziano Francesco Hayez (1791-1882), paladino della pittura risorgimentale italiana, e il mondo del melodramma, soprattutto quello verdiano, come abbiamo già visto in un precedente appuntamento della nostra rubrica Artisti all’Opera (qui il link).
Nel 1842, su commissione di Antonio Frizzoni, esponente di un’illustre famiglia bergamasca di collezionisti, Hayez realizza un olio su tela di sapore marcatamente teatrale: Giorgio Cornaro inviato a Cipro dalla Repubblica Veneta fa conoscere alla regina Caterina Cornaro, sua parente, ch’ella non è più padrona del suo regno, poiché lo stendardo del Leone sventola già sulla fortezza dell’isola. Il dipinto, oggi visibile all’Accademia Carrara di Bergamo, mostra l’episodio saliente della vicenda di Caterina Corner (italianizzata in Caterina Cornaro), regina di Cipro prima come reggente del figlio, poi come sovrana regnante dal 1474 al 1489: Giorgio Cornaro, inviato della Serenissima, informa la sorella Caterina che la Repubblica di Venezia ha deciso di destituirla e che, dopo l’abdicazione, verrà confinata nel castello di Asolo, presso la cui corte Pietro Bembo ambienta il proprio trattato Gli Asolani.
Il quadro, grazie a uno studio sapiente delle luci, nitide e di forte impatto, quasi violente nell’investire la protagonista, e a un’efficace analisi della gestualità dei personaggi, è costruito come la scena di un melodramma. Sulla destra si staglia l’altero Giorgio Cornaro, fasciato in una toga rossa, dall’espressione impassibile e impenetrabile, seguito da un inserviente di colore; con una mano l’uomo socchiude la finestra e indica alla sorella il vessillo di Venezia che sventola sulle torri di Cipro. Al centro della tela vediamo la tragica figura di Caterina, adagiata su di un trono ricoperto di cuscini e di una pelle di leopardo, sbalzata dal fondo da un vigoroso fascio di luce bianca: l’incarnato eburneo, la regina è girata di tre quarti, con lo sguardo angosciato e indispettito rivolto verso l’esterno del palazzo. Alle sue spalle tre ancelle osservano con agitazione l’accaduto: tra queste, una è raffigurata frontalmente, con i bei lineamenti del viso alterati da un’espressione intrisa di preoccupazione e mestizia. Il dipinto rappresenta alla perfezione la fusione tra due generi pittorici tanto cari ad Hayez, la storia della Repubblica di Venezia e il filone orientalista in voga in Occidente tra XVIII e XIX secolo: a tal proposito, ci si soffermi principalmente sul prezioso abito damascato di Caterina Cornaro, dal ricercato sfarzo orientale, giocato sulle sfumature del violetto, dell’azzurro e dell’oro; oppure, su particolari quali il variopinto ventaglio piumato in mano alla serva effigiata di spalle, o il tappeto.
Il tema dell’infelice sovrana destituita ispirò molteplici composizioni musicali negli anni Quaranta dell’Ottocento: il grand-opéra del 1841 La Reine de Chypre di Jacques Fromental Halévy, La regina di Cipro di Giovanni Pacini (1846) e la tragedia lirica in un prologo e due atti Caterina Cornaro su musica di Gaetano Donizetti. Quest’ultima debuttò tra i fischi nel 1844 al Teatro San Carlo di Napoli, e fu riproposta nel 1845 a Parma in una nuova versione rivisitata, protagonista il celebre soprano fiorentino Marianna Barbieri-Nini. Significativa ed evidente è la coincidenza tra il melodramma donizettiano, letto in un’ottica risorgimentale nel libretto di Giacomo Sacchero e interpretato, nel corso del Novecento, da cantanti del calibro di Leyla Gencer e Montserrat Caballé, e il bel quadro di Hayez, risolto dall’artista con un efficace coup de théâtre e un linguaggio potentemente drammatico, come se la vicenda si svolgesse su di un palcoscenico.