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Voci nella storia – Magda Olivero: l’umile ancella regina del canto verista

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Magda Olivero (1910-2014) è considerata il soprano verista per antonomasia. Depositaria dei dettami della grande scuola di canto italiana, ha rappresentato un caso unico di longevità vocale. Spentasi all’età di 104 anni, Olivero ha dedicato ufficialmente quasi cinquant’anni della sua vita (dal 1933 al 1981, salvo un decennio di ritiro dalle scene dal 1941 al 1951) alla professione di cantante lirica, anche se in realtà ha cantato fino a poco prima di morire. La cantante ha rappresentato un ponte a cavallo tra due secoli che congiunge idealmente la vecchia scuola di primo Novecento, il secondo dopo guerra rivoluzionato dal ciclone Callas e l’era post callassiana fino ai giorni nostri. Si tratta di un ponte prettamente cronologico perché Magda Olivero è rimasta in realtà sempre con i piedi saldi nella tradizione italiana, anche se questa veniva depurata da alcuni vizi e resa senza tempo per l’abilità interpretativa di un’artista intelligente, colta e affascinata dall’arte teatrale. Rodolfo Celletti la considerava una delle più grandi cantanti-attrici del ventesimo secolo insieme a Maria Callas e Claudia Muzio. Personaggio popolare anche sul piccolo schermo (numerose le apparizioni televisive tra gli anni ’50 e ’90), amatissimo e venerato da schiere di melomani e non, Olivero si è sempre chiamata fuori dal divismo e poco si è curata della scarsa attenzione ricevuta da alcuni teatri importanti e dalle case discografiche. Quello che contava veramente per lei era il canto.

Magda Olivero rappresenta un caso particolare dal punto di vista prettamente vocale, in quanto disponeva di mezzi per natura modesti e non particolarmente degni di nota dal punto di vista timbrico, nobilitati però da un’intelligenza interpretativa unica e una tecnica ferrea che hanno consentito alla cantante di rimanere sulle scene anche quando colleghe più giovani si erano già ritirate da un pezzo. Allo stesso tempo, quella tecnica le ha permesso di dimostrare come fosse un falso luogo comune, quello del Verismo ammazza voci. Al netto di un vibrato molto stretto e di un timbro frainteso da molti (stessa sorte, pur per altri motivi, era toccata alla Callas), la Olivero godeva di un supporto muscolare e diaframmatico di ferro che le consentivano, anche a carriera avanzata, di sostenere fiati lunghissimi e esibire delle dinamiche, messe di voce, pianissimi e mezzevoci su tutta la gamma. Il tutto veniva messo al servizio della parola e del personaggio, tanto è vero che la cantante affrontava i ruoli solo dopo aver ultimato un processo di studio del personaggio fino a comprenderlo nella sua totalità. Certo, il suo canto non è per tutti i gusti e alcuni espedienti drammatici (risatine, sussulti, pianti e voce che talvolta si rompe a scopo drammatico) possono risultare datati. Tuttavia si può dire che l’interprete non abbia mai valicato il confine della volgarità o dell’urlo verista fine a se stesso. Lei era e viveva il personaggio fino in fondo, con un canto espressivo ed emozionale caratterizzato dall’alternanza di slanci fulminei e momenti più estatici.

Maria Maddalena Olivero, detta Magda, nasce a Saluzzo (Cuneo) il 25 marzo 1910. Fin da bambina, mostra uno spiccato interesse per la recitazione, mentre eredita dal padre magistrato l’interesse per il melodramma. Cresciuta a Torino, Magda inizia a studiare piano e composizione con il maestro Ghedini salvo poi intraprendere lo studio del canto al conservatorio all’età di tredici anni. L’esperienza non è delle migliori e la ragazza viene demoralizzata e frustrata da cambi continui di insegnanti che non l’apprezzano e che in fondo non riescono a insegnarle come gestire la voce. Grazie alla raccomandazione di un amico di famiglia, Magda riesce a procurarsi un’audizione per l’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) di fronte a Ugo Tansini, Attilio Parelli e Leone Sinigaglia. Il responso del maestro Tansini è perentorio e brutale: “Non c’è voce, non c’è musicalità, non c’è personalità, non c’è niente: le consiglio di cambiare mestiere”. Le viene comunque data la possibilità di tornare per una seconda audizione, ma per Tansini rimane un no categorico. Questa volta però, in giuria c’è il maestro Luigi Gerussi, che in aperto disaccordo con Tansini, intuisce che il problema della giovane è non saper sostenere il fiato correttamente. Gerussi si offre di darle lezioni. Il suo metodo è duro, quasi spietato ma ha successo nel rifondare la tecnica di Olivero, che finalmente acquisisce una base solida adatta a veicolare l’espressività nel canto.

Dopo un debutto radiofonico nel 1932, segue quello teatrale l’anno successivo come Lauretta nel Gianni Schicchi a Torino. Nello stesso anno debutta alla Scala nella parte di Anna in Nabucco con Gina Cigna e sempre alla Scala canta la parte di Ines nella Favorita a fianco di Ebe Stignani. A parte queste due esperienze scaligere, la carriera di Olivero non decolla veramente fin dal principio. Oltre a produzioni radiofoniche per EIAR, la giovane cantante viene ingaggiata per dei tour estivi della provincia italiana con Carro di Tespi nel ’35-36, dove interpreterà ruoli da spinto, lirico o lirico leggero. È una gavetta importante e la cantante ricorderà con piacere questi anni di formazione sui palcoscenici di provincia. Gilda, Micaela, Cio-Cio-San, Mimì, Liù, Manon e infine Violetta(dopo essere stata notata e sentita da Tullio Serafin) sono i ruoli che la vedono debuttare in quegli anni. Se le porte dei grandi teatri non si aprono spesso, Magda ha comunque l’opportunità di cantare con cantanti di rango e attira l’attenzione dei maggiori compositori viventi. Proprio in quel periodo perfeziona Adriana Lecouvreur con Francesco Cilea, cantando il ruolo del titolo per la prima volta nel 1939. Saranno Cilea e Adriana ad avere un ruolo fondamentale per il ritorno in auge della cantante.

Nel 1941 si sposa con l’industriale Aldo Bush e si ritira dalle scene viste le difficoltà personali in tempi di guerra e il desiderio di avere dei bambini (mai realizzato) e separare la vita di donna da dalla professione di cantante. In questi anni si esibirà in chiesa o solo per concerti benefici. A dieci anni di distanza viene convinta da Serafin in persona a ritornare sulle scene: Cilea chiede di sentirla un’ultima volta prima di morire, nella sua Adriana, di cui Olivero era per il compositore l’interprete ideale, l’unica che sapeva restituire il personaggio come da lui concepito. Il compositore non farà in tempo a esaudire il suo ultimo desiderio e la rappresentazione al Teatro Grande di Brescia del 1951 diventerà una commemorazione per il compositore scomparso. È un trionfo che segna l’inizio di una nuova fase. Rispetto agli inizi negli anni ’30 da soprano leggero, la voce di Olivero ha acquisito in spessore e il timbro si è fatto più scuro. Da quel momento Magda diventa l’Adriana di riferimento, l’unica a saper coniugare la nobiltà del personaggio e la sua retorica magniloquente con la sincerità di donna. Maria Callas non canterà mai questo ruolo in teatro, ritenendolo territorio esclusivo della collega italiana. Magnetica nei recitativi, Olivero esplode in un fiume di emozioni coronando “Io sono l’umile Ancella” con un crescendo da brividi. Tra le produzioni storiche di questo titolo ricordiamo l’Adriana napoletana del 1959 a fianco di Corelli, Simionato e Bastianini. Verismo, repertorio naturalista e Giovane Scuola Italiana sono le principali direttrici del repertorio di Olivero. Tra i ruoli cari alla cantante ricordiamo Iris, Margherita nel Mefistofele (cantato anche in tarda età con ottimi risultati), Maddalena di Cogny, Wally, Tosca, Katiusha in Risurrezione, Minnie nella Fanciulla del West, Fedora e Francesca da Rimini (celebre la produzione scaligera del ’59 sotto la bacchetta di Gavazzeni).
Olivero terrà in repertorio anche dopo il ritorno sulle scene Traviata e la sua Violetta le varrà le lodi di Rodolfo Celletti. A parte le agilità della cabaletta e il Mi bemolle sovracuto che le venivano con facilità (a testimonianza del fatto che la definizione di cantante verista in fondo è riduttiva), Olivero coglie al meglio, con una piccola risatina isterica, l’eccitazione nervosa di Violetta dopo la festa parigina. Il modo di interpretare il personaggio le era stato suggerito da Serafin, per cui la scena finale del primo atto doveva dare l’idea di una “coppa di champagne debordante”. Nei trilli della Olivero c’era qualcosa di vorticoso e di frenetico che faceva risaltare con efficacia il lato nevrastenico del personaggio (video).
Il soprano ha anche mostrato un notevole interesse per la musica contemporanea interpretando prime assolute di Rossellini, Menotti, Rusconi, Malipiero, Rota, Gentilucci, Testi e La Rosa Parodi. Non era quindi una cantante che guardava solamente al passato e usava la sua immaginazione per creare dei personaggi mai interpretati da nessuno. A carriera avanzata, anche dietro suggerimento di Celletti, Magda Olivero svilupperà un interesse particolare per le romanze da salotto italiane cantate diverse volte in sede di concerto.

Negli anni ’60-’70 Olivero esplode anche come fenomeno internazionale. Se da un lato la cantante non verrà mai invitata a cantare al Covent Garden di Londra o all’Opera di Parigi (e solo una volta a Vienna), sono soprattutto gli Stati Uniti a regalarle la fama. Nel 1967 debutta in Medea di Cherubini alla Civic Opera di Dallas, lo stesso teatro che aveva visto il trionfo della Callas. Nonostante la paura del confronto, l’esibizione viene coronata da grande successo ed entusiasmo di pubblico. Un po’ come accaduto nel caso di Leyla Gencer, si scatena negli anni successivi un fenomeno di isterismo collettivo tra registrazioni pirata e fans incalliti (per cui The New York Times conierà l’appellativo Magdamaniacs) che la seguiranno in ogni sua performance tra New York, Boston e San Francisco. Negli anni successivi, sempre a Dallas, Olivero canterà Fedora, Tabarro e, nel 1974, Tosca. Una spettatrice d’eccezione Marilyn Horne, rapita dall’arte della cantante-attrice Italiana e dietro previa sollecitazione di Rodolfo Celletti, farà pressione sui vertici del Metropolitan (che fino a quel momento avevano snobbato Olivero) per scritturare la cantante nel maggiore teatro americano. Olivero viene dunque invitata nel 1975 a sostituire Birgit Nilsson per tre recite di Tosca. Si tratta di un caso unico di una cantante ormai sessantacinquenne che debutta in un teatro importantissimo a un’età avanzata, che vede solitamente l’addio alle scene. Non nel caso della Olivero, però, la cantante viene accolta da ovazioni interminabili (tra le più lunghe della storia del teatro) dopo una lezione di canto attoriale vecchia scuola supportato da una tecnica prodigiosa e un controllo del fiato incredibile per l’età (ascolto). Quelle serate sono rimaste nella storia del teatro americano e anche la critica anglosassone, storicamente non proprio benevola verso la cantante e per certi versi restia a certe prassi veriste, ammise a mani basse il fenomeno da palcoscenico che era il soprano italiano.

Magda Olivero decide di dare addio alle scene il 27 marzo 1981 al Teatro Filarmonico di Verona con La voix humaine di Poulenc. Dopo il ritiro dalle scene operistiche, il soprano non ha mai veramente smesso di cantare: si trattasse di concerti, eventi benefici, televisivi o commemorativi, fino all’ultimo Olivero non si è mai tirata indietro dall’esprimersi con il canto. Si è poi dedicata all’insegnamento, dove ha speso energie e passione per aiutare le nuove generazioni di cantanti e ha anche fatto parte delle commissioni di diversi concorsi. Nel 1993, ormai ottantatreenne, incide per l’etichetta Bongiovanni, una selezione di arie da Adriana Lecouvreur. A metà degli anni ’90 Olivero si cimenta anche con la conduzione di un programma per Telepiù che la vede di volta in volta conversare con alcune colleghe prestigiose della lirica del ‘900, tra cui Giulietta Simionato, Renata Tebaldi, Renata Scotto e Raina Kabaivanska. Oltre a essere un documento televisivo prezioso per tutti i melomani, il programma testimonia come in fondo Olivero sia sempre stata una signora, lontana da rivalità divistiche e leale verso le colleghe. Come non ricordare, poi, l’episodio del 2009 quando, a palazzo Cusani a Milano, la Olivero intonò alcune frasi di un suo vecchio cavallo di battaglia, la Francesca da Rimini. La cantante, all’età di 99 anni, afferrò il microfono e confidò al pubblico di aver sognato in maniera ricorrente una voce che la spronava a cantare delle battute su un foglio bianco, rivelatosi poi, alla terza notte, l’aria “Paolo, datemi pace” dalla Francesca. Che si sia trattato di realtà, finzione o di sfoggio retorico in preparazione del canto poco conta, ma l’arte della Olivero era tutta lì e la voce, pur depauperata dal tempo, veniva emessa con la solidità ferrea di una tecnica che non è mai venuta meno nel tempo.

Per oltre quarant’anni, a partire dal 1967, Olivero aveva mantenuto la tradizione di animare con il suo canto la solenne messa dell’Assunta il 15 agosto nella chiesa parrocchiale di Solda, località dove ogni estate si recava in villeggiatura. Diverse registrazioni sono rimaste di quei canti in chiesa, ma il documento forse più toccante è un video del 2006 (video) che la vede impegnata a cantare “Ave Maria” di Leoncavallo e “Panis Angelicus” di Franck, quest’ultimo particolarmente commovente. Alla veneranda età di 96 anni, Olivero mostrava ancora dei fiati lunghissimi e una musicalità eccezionali. La sua fede era ferrea come la sua tecnica e non l’ha mai abbandonata. Negli ultimi anni l’appartamento milanese della signora era divenuto meta di pellegrinaggi di melomani. Olivero, che raccoglieva il meglio della cultura sabauda e milanese, sempre elegante e impeccabile, poteva forse apparire schiva e discreta, salvo poi rivelarsi un fiume in piena di generosità e passione quando le venivano poste delle domande sulla sua vita. In onore della cantante, nel 2007, viene fondato a Milano il Concorso internazionale che porta il suo nome. Magda Olivero si spegne a Milano, l’8 settembre 2014, all’età di 104 anni. Le sue spoglie riposano nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, tra le persone celebri che hanno reso grande la città.

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